Jet russo abbattuto: Turchia viola regole Nato, ecco perché

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 25 Novembre 2015 - 14:41 OLTRE 6 MESI FA
Jet russo abbattuto, generale Tricarico: "Ingiustificabile"

Il jet russo abbattuto

ROMA – L‘abbattimento del jet russo Sukhoi Su-24 da parte di Ankara non è giustificabile in base alle direttive Nato, è un “atto sproporzionato”: a spiegare perché è il generale Leonardo Tricarico, già consigliere militare di Palazzo Chigi e Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.

La Turchia ha violato un preciso protocollo, una serie di regole grazie alle quali persino ai tempi della Guerra Fredda gli abbattimenti di aerei sono stati rarissimi, anche in caso di sconfinamento.

Intervistato da Anna Mazzone a Radio3 Mondo martedì 24 novembre, poche ore dopo l’abbattimento del jet russo, il generale Tricarico ha spiegato che per giustificare un abbattimento non basta uno sconfinamento, di cui “la Turchia deve fornire prove con i tracciati radar”.

Anche se davvero il jet si fosse trovato nello spazio aereo turco e non in quello siriano, come sostiene Mosca, anche se davvero avesse ignorato i dieci avvertimenti in cinque minuti lanciati dalla Turchia, l’abbattimento è “un atto sproporzionato e contrario alla filosofia della Nato, che prevede l’abbattimento di un velivolo solo in caso di 1) atto manifestamente ostile o 2) di autodifesa”, ha spiegato Tricarico a Radio3.

Secondo le direttive dell’Alleanza atlantica, ha spiegato il generale, un velivolo può essere abbattuto solo se “1) punta su un obiettivo (senza nessuna possibilità di interpretare diversamente questo atto), 2) apre il portellone delle bombe, 3) sta volando a una certa quota, 4) ha i parametri, la velocità giusta per poter sganciare una bomba”. Insomma, non proprio quello che stava facendo il jet russo. 

E’ notizia di oggi che, se lo sconfinamento russo c’è stato è stato di un solo chilometro all’interno dello spazio aereo turco ed è durato pochi secondi prima che i caccia reagissero, assai meno dei cinque minuti dei presunti avvertimenti di Ankara. E quindi si fa strada l’ipotesi di un attacco premeditato, forse più motivato dalla politica militare di Mosca in Siria, dove combatte a sostegno delle forze di Bashar al Assad, osteggiato da Recep Tayyip Erdogan. 

Una presa di posizione che arriva proprio in una giornata, quella di ieri, che ha anche visto attentati terroristici diretti contro i vertici politici sia in Tunisia sia in Egitto. Attentati commessi da terroristi vicini al cosiddetto Stato Islamico nei due Paesi che più incarnano posizioni distanti dagli estremismi di un certo Islam sunnita vicino alla Fratellanza musulmana e alle fazioni armate di al Qaeda e Daesh.