Kenya, Uhuru Kenyatta eletto presidente. Accusato di crimini contro umanità

Pubblicato il 9 Marzo 2013 - 09:00| Aggiornato il 16 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

NAIROBI – Uhuru Kenyatta è stato eletto nuovo presidente del Kenya: ha vinto al primo turno le elezioni svoltesi cinque giorni fa, ma per un soffio, con appena il 50,03% dei voti. Kenyatta, figlio di Jomo, il padre della patria che ottenne l’indipendenza del Kenya, è accusato dalla Corte penale internazionale dell’Aja di crimini contro l’umanità, per le violenze post elettorali verificatesi nel 2007.

I risultati dovranno essere confermati: l’annuncio ufficiale è atteso per sabato mattina, dopo che saranno concluse le verifiche su alcune circoscrizioni invocate dai sostenitori dello sfidante e primo ministro uscente, Raila Odinga. Kenyatta per un soffio è riuscito ad ottenere il quorum necessario per non andare al ballottaggio: poco più di 6 milioni di voti, il 50,03% delle preferenze contro il 43,28% di Odinga, che ha ottenuto circa 5 milioni e 300 mila voti.

Nel quartiere generale della Coalizione per le riforme e la democrazia (Cord), che sostiene Kenyatta, si sta già preparando la festa, mentre Odinga ha annunciato una conferenza stampa immediatamente dopo la proclamazione del vincitore da parte della Commissione elettorale.

Nonostante il clima di crescente tensione che ha caratterizzato le estenuanti operazioni di scrutinio, fino a questo momento non si sono registrati scontri nel paese, ma ora tutto dipenderà dalle dichiarazioni dell’ex primo ministro che dovrà riconoscere la vittoria dell’avversario.

Molti governi occidentali, prima del voto, avvertivano circa il rischio che un’eventuale vittoria di Kenyatta potesse creare frizioni. L’attuale numero due del governo di Nairobi, così come il candidato alla vicepresidenza William Ruto, è accusato di crimini contro l’umanità davanti alla Corte internazionale dell’Aja per le violenze post-elettorali del 2007. Anche allora Odinga recriminò sostenendo che Mwai Kibaki gli aveva scippato la vittoria. E lo scontro politico sfociò in un massacro in cui furono uccise oltre mille persone.