Kherson, ritirata russa per la tregua o doppia trappola per gli ucraini?

Kherson, non ci sono più truppe russe visibili in città. Ma gli ucraini non entrano. Cosa è davvero la ritirata russa da Kherson, una mossa che prefigura e chiama una linea di separazione degli eserciti (il fiume) e quindi una tregua oppure una trappola militare e soprattutto politica per gli ucraini?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Novembre 2022 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
Kherson, ritirata russa per la tregua o doppia trappola per gli ucraini?

Kherson, ritirata russa per la tregua o doppia trappola per gli ucraini? FOTO ANSA

I russi hanno svuotato la città di Kherson di militari visibili, Kherson è la punta più avanzata dell’invasione russa partita il 24 febbraio, le truppe ucraine non si muovono per entrare in città. Questo è quel che le parti in guerra dicono e fanno e fanno sapere di dire e fare. Cosa facciano davvero però non va cercato in quel che dicono (mai in guerra si concede al nemico il vantaggio della verità) e non va cercato solo nelle strade e campi che portano a Kherson o via da Kherson. Vi sono almeno due scenari di quel che accade e accadrà, entrambi possibili. Anche se decisamente opposti l’un l’altro.

Scenario numero uno: la ritirata mossa per la tregua

L’Armata russa non ce l’ha fatta a prendersi o a mettere sotto tutela l’Ucraina, la campagna di invasione è militarmente fallita. I russi l’Ucraina possono solo spianarla con i bombardamenti, conquistarla o domarla non ce l’hanno fatta e non ce la fanno. In più la guerra dissangua la Russia in uomini e mezzi e soprattutto mostra l’inadeguatezza tecnologica delle forze armate russe. Quindi Mosca prova a fare di necessità virtù. Si ritira ad est del grande fiume ucraino, dietro un confine naturale che può prefigurare una linea di separazione degli eserciti. Separare gli eserciti è la pre condizione di una tregua. Una tregua che può diventare lunga, quasi permanente. Non una pace. Una non guerra.

Con Mosca che si tiene parte del Donbass, la Crimea e parte della striscia costiera dell’Ucraina meridionale. Non tutte le terre che i grotteschi referendum hanno fatto proclamare a Mosca terre diventate Russia. Solo quelle dove le truppe russe non si sono ritirate. Una separazione degli eserciti su una linea che vede gli ucraini essersi ripresi parte del Donbass e appunto Kherson ma non certo tutte le terre ucraine occupate dai russi. In questo scenario la ritirata da Kherson è condizione necessaria e Mosca spera sufficiente per l’avvio di una tregua. Prima di fatto, poi ratificata nell’ambito di trattative. Ritirata da Kherson primo perché l’Armata russa a tenerla la città non ce la fa e poi, anzi insieme, per prologo di tregua e pre condizione di trattativa. Quindi una guerra, quella di Ucraina, che i questo scenario si avvia non alla pace ma d una stasi “coreana”: al di qua e al di là di una certa linea non si combatte più ma nessuno riconosce i confini dell’altro e trattato di pace non c’è.

Scenario numero due: la doppia trappola russa

Chiamarli ad avanzare e poi bastonarli, anzi finirli. In questo scenario la ritirata russa da Kherson può essere una trappola, una trappola sul campo di battaglia. Gli ucraini attratti dalla voglia matta di riprendersi la città simbolo e martire dell’invasione, sospinti dalla maxi esca del far sventolare bandiera ucraina sulla terra ripresa all’invasore e, una volta entrati in città, impegnati e dissanguati da una battaglia casa per casa, strada per strada nella “sacca di Kherson”. Prospettiva terribile per la capacità bellica ucraina che, a fronte dei russi, scarseggia di uomini. Ma la trappola militar-politica potrebbe essere doppia. Scattare anche su altro campo di battaglia: quello delle alleanze e sostegni internazionali. Una Ucraina che si mostrasse esitante o troppo rigida nel reagire e cogliere elementi di tregua potrebbe essere in misura diversa “mollata” da chi le manda armi, soldi e assistenza d’ogni tipo.

La ritirata di Kherson potrebbe secondo Mosca accollare anche sulle spalle di Zelensky il ruolo e la parte del “cattivo” che ora è tutta e solo di Putin. Una Ucraina che insistesse, a fronte di una ritirata anche solo parziale di Mosca, sulla pregiudiziale del ritiro totale darebbe fiato a tutti i Giuseppe Conte d’Occidente. Dai trumpiani al Congresso Usa che sono “stufi di assegni in bianco a Kiev”, passando per gli Orban che blocca e boicotta gli euro Ue a Kiev, arruolando compagni di strada quali i pacifisti più o meno accorati a seconda del vento elettorale casalingo, Kiev non può permettersi di esitare di fronte ad una mossa di tregua russa. Anche fosse una mossa finta.