La Cia smentisce la tesi di “Zero Dark Thirty”: per scovare bin Laden nessuna tortura

Pubblicato il 22 Dicembre 2012 - 16:01| Aggiornato il 28 Febbraio 2013 OLTRE 6 MESI FA
Il poster del film ”Zero Dark Thirty”

WASHINGTON, STATI UNITI – La tesi secondo cui ”tecniche di interrogatorio dure” come il waterboarding siano state ”la chiave” per il raid in cui è stato ucciso Osama bin Laden è ”falsa”. Lo afferma il capo della Cia ad interim Mark Morell in una inconsueta dichiarazione che affronta, sul sito dell’agenzia di Langley, la tesi del film di Kathryn Bigelow ‘Zero Dark Thirty’.

”Normalmente non avrei fatto commenti su un film di Hollywood, ma penso che sia importante mettere in contesto questo film, che parla di uno dei maggiori avvenimenti della nostra storia”, scrive Morell sul sito della Cia. ”Questo film, che affronta la caccia a bin Laden al centro del lavoro decennale di uomini e donne della nostra agenzia, della comunità di intelligence e dei nostri partner militari, si prende significative licenze artistiche, pur presentandosi come storicamente accurato”.

Morell vuole che gli spettatori sappiano che ‘Zero Dark Thirty’ è una drammatizzazione, non un realistico ritratto di fatti veramente avvenuti. Tra le divergenze tra fiction e realtà: ”La caccia a Bin Laden e’ stata il frutto di centinaia di agenti, non i pochi descritti nel film”. Ma soprattutto, ”e’ una falsa impressione”, secondo Morell, che tecniche di interrogatorio ”dure” come il waterboarding ”usate nella nostra prima fase di detenzione” siano state centrali nel trovare bin Laden.

Morell è uno dei due candidati in pole position per il posto di capo della Cia, dopo le dimissioni dell’ex generale David Petraeus. L’altro candidato è Michael Vickers, sottosegretario al Pentagono per l’intelligence, sospettato di essere stato la ‘talpa’ della Bigelow per ‘Zero Dark Thirty’.

Il trailer della pellicola: