L’America ha paura, in Europa fantasmi di default

Pubblicato il 6 Marzo 2009 - 18:05 OLTRE 6 MESI FA

L’America comincia ad aver paura, a cominciare dal suo comandante in capo. “Numeri spaventosi”: questo il commento di Obama alla cifra di 651mila posti di lavoro persi negli Usa nel solo mese di febbraio. La disoccupazione sta “sfiduciando” la nuova presidenza, è giunta all’0tto e un per cento, il dato più alto da un quarto di secolo.

Appena 24 ore prima la General Motors, la più grande casa automobilistica al mondo, aveva dichiarato alla Sec di «avere dei dubbi sulla propria continuità aziendale». Il colosso Usa dell’auto mette dunque una seria ipoteca sul suo futuro e parla di «dubbi sostanziali» sul «going concern» dell’azienda, cioè sulla capacità del gruppo di restare vivo.

Gm, in una nota alla Sec, la Consob Usa, mette nero su bianco la possibilità di avviare la procedura di bancarotta, ricorrendo al “Capitolo 11”, la legge Usa che garantisce la protezione dai creditori, nel caso in cui non sia possibile riorganizzare le sue attività e finanziare i debiti.

«Se non riusciremo ad applicare con successo il nostro piano di rilancio, potremmo non essere in grado di garantire la continuità aziendale e potremmo essere costretti a chiedere la protezione dai creditori in base al codice fallimentare americano». Il piano prevede che le vendite continuino a calare nel 2009,  solo la speranza che tornino a crescere nel 2010.

L’eventuale fallimento di Gm, tra l’altro ventilato da oltre due anni, e dunque ben prima dell’emergere dell’attuale crisi economica e finanziaria, potrebbe generare uno scenario realmente apocalittico con ripercussioni gravissime per decine di fornitori di primo e secondo livello e effetti sull’occupazione statunitense e mondiale mai visti prima.

Gm è infatti presente in ogni angolo del globo con decine di marchi che vanno da Chevrolet a Vauxhall, da Cadillac a Opel ed è proprio quest’ultima controllata europea a destare forti preoccupazioni anche in sede Ue.

In caso di fallimento della Opel, la controllata tedesca della General Motors in gravi difficoltà finanziarie, sarebbero a rischio circa 400mila posti di lavoro in Europa. Lo stima Armin Schild, uno dei capi distrettuali del sindacato dei metalmeccanici Ig-Metall, che al quotidiano “Berliner Zeitung” ha indicato che una possibile insolvenza di Opel avrebbe conseguenze più costose degli aiuti di cui la casa di Ruesselheim ha attualmente bisogno. Ma per quanto paradossale possa sembrare, Gm è solo la classica punta dell’iceberg, il ritmo di mezzo milione di occupati in meno è ormai costante negli Usa da mesi e riguarda ogni comparto produttivo.

In Europa l’onda della disoccupazione deve ancora arrivare nella sua massima intensità. Crescono invece i timori e le voci incontrollate di potenziali default finanziari di Stati sovrani. Dubbi su Irlanda e Grecia. E in Italia un autentico caso: Jp Morgan ha smentito un suo rapporto sul debito sovrano che indicherebbe l’Italia a rischio default. La Banca ha chiesto alla Consob di indagare sulle voci e speculazioni diffuse al riguardo.

Resta il fatto che il Credit default Swap, il costo dell’assicurazione contro il default finanziario dello Stato italiano è salito ancora: 201 punti contro i precedenti 195,6. Per un parametro di paragone: l’Irlanda è a 367, la Grecia a 267, la Spagna a 154, la Francia a 94, la Germania a 90.