Libia, generale Haftar all’Italia: “La vostra è un’invasione ma non vi bombarderemo, siamo paesi amici”

di redazione Blitz
Pubblicato il 12 Agosto 2017 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Il generale Khalifa Haftar

Il generale Khalifa Haftar

ROMA – “Sarraj ha violato in modo grave gli accordi” firmati a Parigi il 25 luglio, “dove si dice esplicitamente che mosse di questo genere vanno coordinate tra noi. Ma la violazione è anche italiana. A Roma sono corresponsabili, sanno benissimo che Sarraj non ha alcuna autorità per permettere alle vostre navi di venire nelle nostre acque territoriali. Non ha chiesto il parere a me e neppure al suo Consiglio presidenziale. La sua è una scelta individuale, illegittima e illegale”.

Lo afferma il generale Khalifa Haftar in un’intervista al Corriere della Sera in cui precisa che, nonostante la “fiducia tradita”, non bombarderà le navi della Marina militare italiana. “Voglio ribadire che libici e italiani sono amici. Abbiamo superato il retaggio dell’aggressione fascista”, dice Haftar.

Tuttavia “nessuno può entrare con mezzi militari nelle nostre acque territoriali senza autorizzazione. Sarebbe un’invasione e abbiamo il diritto-dovere di difenderci, anche se chi ci attacca è molto più forte di noi”. “Non c’è stata alcuna intesa con noi. Io non vi ho dato alcuna luce verde. Non solo, nessuno ci ha mai detto nulla. È stato un fatto compiuto, imposto senza consultarci”, ribadisce il generale che governa la Cirenaica.

“Dopo che ho protestato è venuto personalmente il numero due dei vostri servizi a scusarsi, promettendo che avrebbe investigato per capire dove a Roma avevano sbagliato”. Sui migranti, “il problema non si risolve sulle nostre coste. Se non partono più via mare ce li dobbiamo tenere noi e la cosa non è possibile. Anche gli accordi del vostro ministro dell’Interno Minniti con le tribù, le milizie e le municipalità del nostro deserto sono solo palliativi, soluzioni fragili”, dichiara Haftar, secondo cui “dobbiamo invece lavorare assieme per bloccare i flussi sui 4 mila chilometri del confine desertico libico nel Sud”.

“I miie soldati sono pronti. Io controllo oltre tre quarti del Paese. Possiedo la manodopera, ma mi mancano i mezzi. Macron mi ha chiesto cosa ci serve: gli sto mandando una lista”, prosegue il generale. A servire sono “corsi di addestramento per le guardie di frontiera, munizioni, armi ma soprattutto autoblindo, jeep per la sabbia, droni, sensori, visori notturni, elicotteri, materiali per costruire campi armati di 150 uomini ciascuno altamente mobili e posizionati ogni minimo 100 chilometri”. Quanto al costo, “stimo circa 20 miliardi di dollari distribuiti su 20 o 25 anni per i Paesi europei uniti in uno sforzo collettivo”.