Libia, il petrolio nelle mani dei ribelli. Continua l’avanzata verso ovest

Pubblicato il 27 Marzo 2011 - 21:07 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le forze di Muammar Gheddafi in ritirata dall’est del Paese, con gli impianti petroliferi strategici tornati nelle mani dei ribelli che si dicono pronti a esportare l’oro nero all’estero, e che ora puntano su Sirte, preparandosi all’offensiva contro la città natale di Gheddafi, simbolo del regime e della Rivoluzione.

E’ la Libia oggi, nel nono giorno dall’inizio della missione ”Odissey Dawn”, contrassegnato dall’avanzata degli antigovernativi e dalla dura battaglia in corso a Misurata, unica città dell’ovest nelle mani degli anti-Gheddafi.

Ma è anche il giorno in cui a Bruxelles il comitato militare della Nato ha trovato l’intesa sul comando delle operazioni, affidate al generale canadese Charles Bouchard, che saranno tese a “proteggere i civili e le aree popolate da civili sotto minaccia di attacco da parte del regime”.

La missione, denominata ”Unified protector”, prevede una no fly zone rafforzata (no fly zone plus), ovvero raid su bersagli di terra. All’Alleanza occorreranno circa 48 ore per assumere il pieno controllo delle operazioni.

Intanto, procede anche il pressing diplomatico su Tripoli: Washington annuncia possibili colpi di scena, se è vero, come detto oggi dal ministro della Difesa Usa Robert Gates e dal segretario di Stato Hillary Clinton, che ci sarebbero “defezioni importanti” tra le fila del governo libico.

Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini dal canto suo ribadisce: l’esilio di Gheddafi “è una delle opzioni che la comunità internazionale sta valutando”, dicendosi convinto che anche a Bengasi la soluzione verrebbe accettata.

Mentre a Bruxelles si discuteva, l’offensiva dei ribelli supportata dai raid aerei su Sirte e Ajdabiya, ripresi in serata anche su Tripoli, ha visto cadere una dietro l’altra le principali città tra Bengasi e Sirte: i ribelli festeggiano ad Ajdabiya, dove ieri hanno ammainato le bandiere verdi del regime, e soprattutto a Ras Lanuf, considerato il secondo sito strategico per il settore energetico libico – c’è una raffineria da 220.000 barili al giorno e numerosi depositi di petrolio e gas -, e Marsa el Brega, sede di un importante terminal per l’export.

I campi petroliferi riconquistati nelle ultime 48 ore consentiranno ai ribelli di ”produrre almeno 100.000, 130.000 barili al giorno” con una potenzialità di “300.000”, ha detto Ali Tarhoni, responsabile per gli affari economici degli antigovernativi, che affermano di aver già siglato un contratto con il Qatar per l’export. Il flusso di greggio riprenderà ”in meno di una settimana”.

L’avanzata militare è rapida, forse anche troppo: sul loro cammino i ribelli ”non vedono soldati di Gheddafi”, confermando indirettamente quanto annunciato ieri dal governo, ovvero una ”ritirata tattica” dei militari dall’est. Tanto che una avanguardia dei ribelli sarebbe entrata in serata Nawfaliya, circa 100 km a est di Sirte, ultima città di rilievo prima della roccaforte di Gheddafi.

Ora gli armati attendono che i raid della coalizione puliscano il campo dai corazzati nemici, che stazionerebbero a circa 50 km di distanza. I fatti sembrano dar loro ragione: i raid aerei sono tornati a colpire in serata proprio Sirte, provocando almeno due forti esplosioni. La tensione è alle stelle, tanto che nella roccaforte del rais nel pomeriggio testimoni hanno visto un convoglio di 20 mezzi militari, tra cui mezzi antiaerei mobili, e dozzine di auto cariche di civili in fuga verso Tripoli.

A Misurata invece, unica città dell’ovest nelle mani dei ribelli, si combatte ancora. La propaganda di entrambi i fronti ha assicurato che la città è sotto il controllo dell’una o dell’altra parte, ma i residenti che sono riusciti a far sentire la propria voce parlano di intensi bombardamenti di artiglieria, cannoneggiamenti dei carri armati, scontri a fuoco in Tripoli street, principale arteria della città, con i cecchini del governo piazzati sui tetti che sparano a tutto ciò che si muove.

”Stiamo cercando un riparo, ma qui nulla è più sicuro”, ha detto un testimone, assicurando che in città ci sono elementi dell’esercito libico ma anche molti mercenari in azione. Anche il leader potrebbe trovarsi lì, a guidare i suoi soldati: “Sta conducendo la battaglia. Sta guidando la nazione dappertutto nel paese”, ha detto il portavoce del governo Ibrahim Mussa, evocando una delle immagini più care alla propaganda del regime, Gheddafi alla testa dei suoi carri armati che dà battaglia all’Occidente invasore.