Libia, l’Onu vara le sanzioni: Gheddafi è isolato dal mondo. Clinton: “Usa pronti ad aiutare oppositori”

Pubblicato il 27 Febbraio 2011 - 08:15 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama

WASHINGTON – Barack Obama chiede esplicitamente al colonnello Muammar Gheddafi di lasciare il potere ”per il bene del suo Paese”. Nello stesso tempo, anche le Nazioni Unite si mobilitano formalmente contro il rais. Il consiglio di Sicurezza ha approvato nella notte tra sabato e domenica, all’unanimità, sanzioni contro il suo regime e i membri della sua famiglia. Mentre a Tripoli si teme lo scoppio di una guerra civile, la Casa Bianca e il Palazzo di Vetro rompono così gli indugi, e di concerto con l’Unione Europea, sanciscono nei fatti l’isolamento internazionale del dittatore libico.

Durissimo anche l’intervento del segretario di Stato, Hillary Clinton: ”Gheddafi dovrebbe andare via senza ulteriori bagni di sangue e altre violenze. Il popolo libico ha spiegato in modo chiaro cosa pensa del suo governo”, ha sottolineato. Prima che il Consiglio di Sicurezza definisca gli ultimi dettagli della risoluzione contro il regime, il segretario Generale Ban Ki Moon chiama il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Con il premier, riferisce un comunicato dell’Onu, Ban ”ha discusso le opzioni disponibili per risolvere la crisi e ha chiesto il continuo appoggio dell’Italia ed un suo ruolo attivo per un’azione decisiva”.

Un ruolo assicurato da Berlusconi che dal canto suo – informa in questo caso una nota di Palazzo Chigi – ”ha sottolineato il ruolo centrale dell’Onu nel promuovere una reazione efficace della comunità internazionale, sottolineando l’impegno dell’Italia a cooperare in tutti i fori multilaterali per una soluzione rapida e pacifica della crisi”. Con Ban il premier ha inoltre ”condiviso la necessità di porre termine alle violenze sui civili e alle violazioni del diritto umanitario e internazionale, e quella di garantire un futuro di stabilità e integrità della Libia”. E proprio per ottenere questa ”azione decisiva”, porre fine alla repressione e allo spargimento di sangue nelle strade di Tripoli, i quindici del Consiglio di Sicurezza, in linea con l’Unione Europea, trovano l’accordo per imporre un embargo sulle armi, il blocco dei beni del Colonnello e dei suoi familiari, oltre al divieto di viaggiare nell’Unione Europea.

La risoluzione prevede in particolare sanzioni dirette contro il leader, Muammar Gheddafi, otto dei suoi figli, due cugini e undici esponenti del regime di Tripoli, 22 persone in tutto. Nel documento si impone ai 192 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite di ”congelare senza ritardo tutti i fondi, le disponibilità finanziarie e le risorse economiche di questi individui”. Oltre all’embargo sulle forniture di armi, la bozza prevede un deferimento alla Corte Penale internazionale dell’Aja, competente per giudicare i crimini di guerra contro l’umanità. Secondo i Quindici, oltre a Gheddafi, primo responsabile dell’eccidio in qualità di ”comandante delle Forze Armate”, vanno colpiti anche due suoi cugini, Ahmed Mohammed Ghedaf al-Daf, artefice di ”operazione contro i dissidenti libici all’estero e coinvolto direttamente in attività terroristiche”, e Sayyid Mohammed Ghedaf al-Daf, ”coinvolto in una campagna di assassini di dissidenti e probabilmente di una serie di uccisioni in giro nell’Europa”.

Presi di mira anche il capo delle Forze Armate, il colonnello Masud Abdulhafiz, il ministro della Difesa, generale Abu Bakr Yunis, il capo dell’antiterrorismo, Abdussalam Mohammed Abdussalam, oltre ad altri vertici dell’intelligence e dei comitati rivoluzionari. Infine, come ha indicato l’ambasciatrice degli Stati Uniti Susan Rice, le risoluzione fa riferimento all’articolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, che non esclude un intervento internazionale se necessario.

Risoluzione non prevede l’intervento militare. La risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza sulla Libia, con il congelamento dei beni del clan Gheddafi e l’embargo sulle armi, non prevede al momento un intervento di carattere militare. Il testo approvato all’unanimita’ dai Quindici nella serata di sabato a New York, fa riferimento al capitolo VII della Carta Onu, quello che autorizza cioe’ la comunita’ internazionale ad intervenire se un governo non e’ in grado di garantire pace e sicurezza, ma parla espressamente di mezzi non militari. C’e’ infatti nella risoluzione un riferimento esplicito all’articolo 41 della Carta, quello che parla dell’ipotesi di ”misure che non coinvolgono l’uso di forze armate”, come e’ stato chiesto da Russia e Cina per dare un via libera al documento. E’ l’articolo successivo, il 42 (non citato nella risoluzione) ad autorizzare l’uso della forza se le misure previste nell’articolo precedente non daranno i risultati auspicati, prospettando interventi ”via aria, mare o di forze terrestri per mantenere o restaurare la pace e la sicurezza internazionale”.

Hillary Clinton: Usa pronti ad aiutare gli oppositori. Gli Usa sono ”pronti ad aiutare” gli oppositori del colonnello Muammar Gheddafi in Libia: lo ha indicato oggi a Washington il segretario di Stato Usa Hillary Clinton. Parlando con i giornalisti in viaggio con lei alla volta di Ginevra, la Clinton ha detto, secondo l’inviato dell’Afp al suo seguito, che ”siamo pronti ad offrire qualsiasi forma di aiuto auspicata da parte degli Stati Uniti. Il segretario di Stato, che domani partecipera’ ad una ministeriale Onu nell’ambito del Consiglio dei Diritti Umani, ha ribadito che Gheddafi deve andarsene: ”dobbiamo innanzi tutto vedere la fine del suo regime ed evitare un nuovo bagno di sangue”.

Frattini: “L’Italia non ha vincoli verso la Libia”. La situazione in Libia è a un ”punto di non ritorno”, è ”inevitabile” che Gheddafi se ne vada. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ai microfoni di Skytg24. L’Italia non ha alcun vincolo che le impedirebbe di intraprendere ”azioni” nei confronti della Libia derivante dal Trattato di amicizia tra Roma e Tripoli perché ”la sospensione di fatto del Trattato è già una realtà”.