Libia. Le donne ribelli lamentano di essere emarginate dalla leadership

Pubblicato il 20 Maggio 2011 - 15:46 OLTRE 6 MESI FA

Manifestazione di donne libiche

BENGASI, LIBIA – Nei giorni scorsi, dopo settimane di ritardi e riunioni a porte chiuse,i leader dei ribelli libici hanno annunciato una serie di nuove nomine ed hanno aumentato il numero dei membri del consiglio nazionale allo scopo di rafforzare la rivoluzione, rappresentare meglio il Paese nel suo insieme e – se il colonnello Muammar Gheddafi dovesse cadere – rendere improbabile una guerra civile.

Ma nel rimpasto chi ci ha rimesso sono le donne. Infatti, mentre il debole governo ribelle ha più che raddoppiato i suoi membri, le donne occupano solo 2 dei 40 posti di leadership. Una donna doveva essere nominata ministro dell’Istruzione, ma alla fine chi assumerà l’incarico sarà un uomo. Ora, per un movimento rivoluzionario che è stato iniziato da donne – le parenti dei prigionieri uccisi in una delle carceri di Gheddafi – la loro esclusione dai più alti posti di responsabilità sta alienando gli attivisti democratici ed ha aumentato le preoccupazioni riguardo al processo decisionale nel movimento nato tre mesi fa e che sta diventando, scrive il New York Times, di giorno in giorno più inscrutabile.

”Ora abbiamo un nuovo tipo di problema”, dice Hana el-Gallal, una nota avvocatessa esperta di questioni relative ai diritti umani, ”perchè sotto il regime di Gheddafi non avevamo alcuna voce nei settori politico ed economico, e ora in questi due settori non abbiamo alcuna presenza”. Enas Eldrasy, 23 anni, terapeuta di radiazioni, ha lasciato il consiglio nazionale perchè si sentiva emarginata in un lavoro inadatto per lei. ”All’inizio della rivoluzione le donne hanno svolto un ruolo importante”, dice, ”ma ora è sparito, si è dissolto, e non capisco perchè”.

La mancanza di leader femminili viene attribuita da alcune alla realtà della guerra in una società conservatrice. Fawzia Bariun, docente di arabo all’Università del Michigan, ha riferito che assieme ad altre donne ha chiesto a Mustapha Abdul Jalil, il leader del consiglio nazionale, perchè le donne non erano meglio rappresentate. Le è stato risposto che gli uomini nelle areee conservatrici del Paese sono riluttanti a mandare le loro donne da sole a Bengasi.

Altre non si dicono preoccupate dalla mancanza di donne in posizioni di leadership, affermando che le strutture governative sono temporanee e riflettono la fretta di impedire che le aree ribelli finiscano nel caos. ”Non sono affatto preoccupata”, dice Molly Tarhuni, una anlista indipendente di Bengasi che studia il movimento dei ribelli. E aggiunge: ”Tutto è così temporaneo e transitorio, e non ritengo sia giusto dire che la realtà attuale sia un microcosmo di quanto avverrà in futuro. Sono convinta che le donne svolgeranno un ruolo molto importante”.