Lockerbie/ Gheddafi riceve Megrahi ed elogia la Scozia. Gli europei si inchinano al leader libico. La causa? Il petrolio

Pubblicato il 22 Agosto 2009 - 08:05 OLTRE 6 MESI FA

La Scozia, come l’Italia d’altronde, si inchina al potere della Libia e del suo padrone, tutto incentrato sull’oro nero, il petrolio. E Gheddafi viene innalzato e trattato quasi come un eroe.

Il terrorista libico Abdel Basset Ali Mohmet al-Megrahi, appena arrivato in Libia dopo oltre dieci anni di detenzione in Scozia per il ruolo avuto nella strage di Lockerbie del dicembre ’88, è stato ricevuto come un eroe dal leader libico Muammar Gheddafi.

Nell’accoglierlo, Gheddafi lo ha abbracciato. Il colonnello ha colto l’occasione per manifestare tutto il proprio apprezzamento nei confronti delle autorità scozzesi, delle quali ha pubblicamente elogiato il “coraggio” evidenziato nel prendere la decisione di liberare l’ex agente segreto.

Ma Abdel Bassetal-Megrahi non è un «ostaggio politico», come sostiene il presidente Gheddafi. È un terrorista che ha ucciso 270 passeggeri esplosi in volo su un Boeing 747 della Pan Am, sui cieli di Lockerbie. Le autorità scozzesi lo hanno liberato per ragioni umanitarie, perché malato di cancro alla prostata. Lui tuttavia non ebbe nessun senso dell’umanità quando decise di compiere una strage.

«In questo momento», sono state le parole attribuite a Gheddafi dall’agenzia di stampa ufficiale ‘Jana’, «voglio inviare un messaggio ai nostri amici in Scozia, e congratularmi con loro per il coraggio dimostrato, e per l’aver dato prova della propria indipendenza, nonostante le pressioni inaccettabili e irragionevoli che hanno dovuto affrontare».

Il ministro della Giustizia scozzese ha ordinato la scarcerazione di Megrahi per motivi umanitari, perché il diritto scozzese impone che «giustizia sia fatta ma mostrando pietà».

Una pietà cui la Scozia e anche l’Italia sono avvezze. Da noi la tenerezza verso i terroristi non manca mai, anche se hanno ucciso centinaia di persone. Si sa, la memoria è corta, si fa presto a dimenticare. Ma, forse, 270 vittime non possono passare inosservate. E sarebbe necessario fare uno sforzo in più per farle tornare alla memoria.

E poi, quando finirà questo senso di impunità maturato sulla necessità economica e geo-politica di un buon rapporto che l’Occidente deve intrattenere con il regime libico? Finora, l’atteggiamento prevalente, come si è visto nella visita romana di Gheddafi, ha coinciso con una eccessiva accondiscendenza nei confronti dei libici.