Marea nera: Obama sulla difensiva si assume la responsabilità del disastro

Pubblicato il 28 Maggio 2010 - 13:52 OLTRE 6 MESI FA

Probabilmente per la prima volta nella sua carriera politica il presidente Barack Obama si è posto sulla difensiva. È stato costretto a chinare la testa davanti alle critiche che gli sono state rivolte – anche da esponenti democratici – riguardo a come la sua amministrazione ha reagito alla tragedia dell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon ed al conseguente fiume di petrolio che si è riversato nel Golfo del Messico inquinando orribilmente le coste di almeno tre stati dell’Unione.

In una lunga conferenza stampa, Obama – che oggi si reca per la seconda volta nell’area disastrata – ha dichiarato: «Mi assumo la responsabilità di porre riparo all’accaduto. Il mio compito è di accertare che tutto il possibile sia fatto per fermare definitivamente la fuoriuscita del petrolio dal pozzo».

Assumersi la responsabilità per un disastro del genere è qualcosa che pochi uomini politici sarebbero disposti a fare. Ma la frustrazione popolare con l’amministrazione Obama cresce ogni giorno che passa, ed i sondaggi sul suo comportamento lo dimostrano chiaramente.

Intanto sono cominciate a cadere le prime teste. Elizabeth Birnbaun, capo del Minerals Management Service, il cui compito è di controllare le trivellazioni offshore, è stata licenziata.

Intanto, la direttrice della U.S. Geological Survey, Marcia McNutt, ha dichiarato che due diversi team di scienziati hanno calcolato che nelle ultime cinque settimane la fuoriuscita del greggio dal pozzo in fondo al mare ha raggiunti i 68 milioni di litri.

Il flusso al momento sembra bloccato, ma «è troppo presto per cantare vittoria» e i tecnici hanno ripreso a pompare fango e cemento nel pozzo.

Obama ha anche ribadito che il colosso petrolifero British Petroleum «è responsabile di questo orribile disastro» e che dovrà «ripagare fino all’ultimo centesimo i danni causati».

Grazie all’operazione “Top Kill”, in corso per sigillare il pozzo, la fuoriuscita di greggio si è per il momento fermata. Lo ha detto l’Ammiraglio Thad Allen, responsabile per le operazioni di contenimento, precisando però anche lui che è troppo presto ancora per cantare vittoria.

Alla tv della Louisiana WWL, Allen ha indicato che «i tecnici hanno fermato il flusso di idrocarburi, sono stati in grado di stabilizzare la testa del pozzo e stanno immettendo fanghi» nel pozzo con forte pressione.

Se l’operazione andrà in porto dopo i fanghi, la Bp intende immettere cemento per chiudere definitivamente il pozzo che ha provocato una delle maree nere più devastanti della storia.

L’operazione «Top Kill» dovrebbe durare fino a due giorni . Prevede che la falla sia coperta con un getto di fango ad alta pressione e poi sigillata con un tappo in cemento.  Per l’amministratore delegato della BP,  Tony Hayward, le possibilità di successo sono «intorno al 60-70%» anche se c’è l’incognita di un’operazione mai tentata prima ad una simile profondità (1.500 metri).