Marea nera, dallo studio ovale Obama scommette sull’energia pulita

Pubblicato il 15 Giugno 2010 - 23:45 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama

Parlando dallo Studio Ovale per la prima volta da quando è presidente, Barack Obama ha dichiarato guerra alla marea nera e ha lanciato all’America una scommessa quasi impossibile: mentre in Congresso i petrolieri fanno mea culpa prendendo le distanze da Bp per la peggior catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti, il presidente si impegna a guidare il Paese verso un futuro più pulito, un futuro basato sempre meno sul petrolio.

E’ una scommessa epocale per l’America che fino a due anni fa aveva sabotato gli accordi di Kyoto. Ma la marea nera, fino a 60 mila barili al giorno secondo nuove stime di scienziati federali, ha ispirato alla Casa Bianca un progetto di ampio respiro che va al di là della catastrofe nel Golfo del Messico.

Per Bp tutto va storto. Un fulmine si è abbattuto sulla nave nel Golfo dove viene immagazzinato il petrolio risucchiato dal pozzo maledetto: per cinque ore le operazioni di contenimento sono state sospese. Nelle prossime ore, tempo permettendo, il gigante del greggio cercherà di installare un secondo dispositivo di contenimento.

Intanto, in un clima da ‘caduta degli dei’, i petrolieri sono passati oggi sotto il torchio della Commissione Energia della Camera: “Usate metodi di trivellazione degni dell’epoca dei telefoni a rotella”, ha detto Lois Copps, democratica della California, deridendo il rappresentante di Bp Usa Lamar McKay, convocato assieme ai vertici di Chevron, Exxon Mobil, Conoco Phillips e Shell.

Le audizioni in Congresso hanno evocato il dramma del 1994 quando a Capitol Hill finirono sotto il torchio come avvelenatori gli executive dell’industria del tabacco: un comparto industriale che all’epoca sembrava invincibile ma che ha dovuto ripensare radicalmente la sua attività di ‘core business’ dopo anni di azioni politiche e legali combinate costate miliardi di dollari di risarcimento.

Potrebbe succedere lo stesso all’industria delle trivelle? McKay oggi non si è voluto sbilanciare sul fondo di risarcimento da 20 miliardi di dollari (la cifra è stata suggerita dal capo dei senatori democratici Harry Reid) ma domani il suo presidente Carl-Henric Svanberg e l’amministratore delegato Tony Hawyard sono stati convocati da Obama per parlare proprio di questo. “Il presidente capisce le sfide e ha un piano chiaro per affrontarle”, ha detto una fonte dell’amministrazione poco prima del discorso definito dalla Casa Bianca un “punto di svolta” nella crisi: la marea nera – ha detto oggi Obama parlando a Pensacola in Florida – è “un assalto contro le nostre coste, ma la respingeremo con ogni risorsa possibile”.

Il presidente – ha anticipato il portavoce Robert Gibbs – ha deciso di nominare uno ‘zar’ delle coste, incaricato dell’opera di recupero dell’ambiente dopo l’emergenza. Oggi Obama ha messo Michael Bromwich, ex ispettore generale del Ministero della Giustizia, a capo della Minerals Management Service, l’agenzia che vigila sulle esplorazioni offshore.

E’ la prima volta in un anno e mezzo alla Casa Bianca che Obama usa il solenne fondale dell’Oval Office – teatro di annunci di guerre e di disastri – per rivolgersi a un paese che lo ha giudicato finora “troppo tenero con Bp”.

La scelta è un segno della gravità di una crisi che si trascina da 57 giorni e che, secondo alcuni osservatori, rischia di diventare per Obama quel che nel 1979 fu per Jimmy Carter la logorante crisi degli ostaggi in Iran.