Medio Oriente/ Netanyahu sosterrà creazione stato palestinese ma demilitarizzato. E poi anche…

Pubblicato il 14 Giugno 2009 - 19:41| Aggiornato il 15 Giugno 2009 OLTRE 6 MESI FA

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu accetta la creazione di uno stato palestinese a condizione che non sia dotato di capacità militari e chiede l’inizio di “un negoziato di pace per il Medio Oriente senza precondizioni”. Questi sono i punti principali dell’atteso discorso che Netanyahu ha tenuto all’università di Barr-llan.

Le parole di Netanyahu sono considerate dagli osservatori la risposta al discorso al mondo musulmano fatto il 4 giugno scorso al Cairo dal presidente americano, Barack Obama. E così Netanyahu ha esortato  dirigenti palestinesi a riprendere subito i negoziati di pace, senza precondizioni. Israele si sente vincolato dagli accordi sottoscritti in passato, ha assicurato. “Non c’è un solo israeliano che vuole la guerra”, ha ribadito Netanyahu.

“Vogliamo che i bambini israeliani e palestinesi vivano senza guerra”, ha detto ancora Netanyahu, che però ha subito aggiunto: “Dobbiamo domandarci: perché la pace non è ancora arrivata, dopo 60 anni?”

Tuttavia, come nota il quotidiano israeliano Haaretz, si assiste a una “apparente inversione della politica israeliana”. Ma molti elementi fanno temere che, al di là delle necessarie posizioni negoziali di partenza, i paletti di Netanyahu siano tali da rendere vano qualsiasi sforzo.

In realtà, infatti,  alcune importanti condizioni preliminari Netanyahu le ha poste. Una, appunto, è la demilitarizzazione, che deve essere garantita dalla comunità internazionale, principalmente dagli Stati Uniti; un’altra condizione è il riconoscimento da parte dei palestinesi di Israele come Stato ebraico; la soluzione della questione dei profughi palestinesi, ha poi precisato, deve avvenire al di fuori dei confini di Israele. Un’altra ancora è che Gerusalemme resti la indivisa capitale di Israele. Un altro ostacolo al processo di pace può venire dalla precisazione che la soluzione della questione dei profughi palestinesi deve avvenire al di fuori dei confini di Israele: in altre parole, ha ribadito il tradizionale no israeliano al “diritto di ritorno”.

Poi, la questione più grossa di tutte, il problema Hamas: Israele, ha detto Netanyahu, non intende negoziare con i terroristi che vogliono la sua distruzione e per questo i palestinesi devono scegliere tra un cammino di pace e Hamas.