Nord Corea: bomba H in quota per blackout elettromagnetico? L’unica è invasione cinese

di Riccardo Galli
Pubblicato il 4 Settembre 2017 - 13:12 OLTRE 6 MESI FA
Nord Corea: bomba H in quota per blackout elettromagnetico? L'unica è invasione cinese

Nord Corea: bomba H in quota per blackout elettromagnetico? L’unica è invasione cinese (foto Ansa)

ROMA – Nord Corea: bomba H in quota per blackout elettromagnetico? L’ipotesi è formulata sulle colonne del Wall Street Journal da esperti (per quanto si può) militari che cercano di studiare e interpretare quel che fa Kim Jong Un. Di certo c’è, e dio questo sono tutti convinti, che Kim ne stia preparando un’altra. Un lancio, un nuovo vettore, uno sviluppo d’arma, una nuova testata. O addirittura appunto l’ipotesi della bomba all’idrogeno che innesca paralisi nelle comunicazioni e impianti energetici altrui.

Far esplodere una bomba all’idrogeno di potenza tale e alla quota necessaria per indurre sul territorio sottostante una sorta di choc elettromagnetico tale da bloccare impianti energetici e comunicazioni su vasta scala. Una tempesta elettromagnetica indotta sul nemico. E’ un’ipotesi, però è qualcosa di tecnicamente possibile. E, anche se si fatica a crederlo, è possibile che i nord coreani stiano lavorando a un progetto simile. E’ perfino possibile sia non più solo un progetto ma già un piano. Forse vicino ad essere un piano operativo.

Lanci di missili balistici, esplosione di atomiche sotterranee di grande potenza, sorvolo con missili del territorio altrui, rifiuto di ascolto di ogni avvertimento o consiglio da parte dell’Onu e della stessa Cina. Perché Kim lo fa?

Per mostrare al mondo che se lo toccano, se qualcuno pensa di fargli fare la fine di Saddam o Gheddafi, allora lui ha e usa l’atomica. Poteva essere una spiegazione plausibile. Ma di avere l’atomica Kim l’ha già mostrato, la “deterrenza” è in atto. Tutti sanno sul pianeta cosa si rischia a toccarlo. Perché insistere, perché spingere perché il resto del mondo passi dalla preoccupazione alla paura e quindi alla rappresaglia costi quel che costi? Perché usare la minaccia atomica non per la propria incolumità ma per la propria distruzione?

Oppure Kim fa così per riaprire e chiudere in qualche modo, con minaccia e poi azione militare rapida e devastante, la mai conclusa guerra di Corea. Colpire e poi trattare avendo mostrato al mondo che con lui bisogna trattare per forza altrimenti è olocausto nucleare.

Oppure ancora, ma è la meno probabile delle ipotesi, Kim fa così perché non sa quel che fa e gioca all’atomica da satrapo viziato e dell’atomica si fa vanto e consenso interno.

Come che sia, l’Onu, gli Usa e praticamente il resto del mondo sono di fronte a un dilemma che è l’opposto esatto del win-win, un dilemma che qualunque corno si scelga sempre si perde. O subire le minacce, accettare i rischi, piegarsi alla violenza di Kim e del regime, senza nessuna garanzia abbiano un limite e confine, o attuare un attacco militare che spiana sì il regime ma costa un prezzo non sostenibile per l’occidente: decine, centinaia di migliaia di vittime.

Una sola soluzione internazionale è praticabile alla ormai quasi incurabile crisi Nord Corea. La prospetta Bill Emmott su La Stampa e non deve essersela sognata da solo di notte, da qualche parte, parte autorevole e raziocinante, deve averla sentita. Eccola, l’unica: una invasione militare della Nord Corea da parte della Cina. La Cina come pacificatore dell’area e garante della pace mondiale. La Cina che estende se stessa con l’assenso, anzi il ringraziamento dell’Occidente. Il regime e il popolo nord coreani che non subiscono l’onta di un intervento militare occidentale e quindi in buona parte non reagiscono, anzi collaborano. L’intervento militare cinese che “asporta” dalla Corea del Nord Kim e i suoi fedelissimi e che divide e cambia il regime senza travolgerlo del tutto.

La Cina poliziotto buono ed energico del mondo che toglie di mezzo il cattivo che minaccia la pace e toglie dalle spalle dell’Occidente di farsi carico di un’altra guerra e di altri suoi soldati mandati a morire. La Cina che, quasi su mandato Onu e perché no, disinnesca la minaccia nucleare con una spedizione militare a Pyongyang che porta ordine sotto una bandiera rossa e non una a stelle e strisce. Davvero, se non l’unica, la migliore soluzione alla crisi sull’orlo di diventare una guerra.