Bombe e attacchi: la strategia di Israele contro un Iran nucleare

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 5 Dicembre 2011 - 17:56| Aggiornato il 6 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Al Qassem Suleimani

ROMA – Dopo mesi di movimenti nell’ombra, la minaccia nucleare iraniana sta prendendo corpo. Un lungo articolo del Mirror ripercorre l’escalation delle azioni militari del Paese di Mahmoud Ahmadinejad.

Secondo il Mirror, cellule dormienti israeliane a Teheran avrebbero ricevuto il messaggio di agire e colpire gli obiettivi. Con bombe artigianali hanno compiuto dozzine di attacchi bomba sulle case e gli uffici di alcuni importanti scienziati nucleari iraniani.

Con quegli attacchi gli agenti del Mossad volevano dire a Teheran di fermare il programma nucleare. “Sappiamo dove sono le tue persone chiave”, era l’avvertimento.

Gli attacchi sarebbero stati condotti non da agenti israeliani, ma da dissidenti iraniani, probabilmente spinti dal Mossad.

La settimana scorsa le azioni culminate con l’attacco all’ambasciata britannica sono state una risposta alle minacce iraniane contro Israele e lo Stato amico della Gran Bretagna. Alcuni dei dimostranti che hanno assaltato l’ambasciata mostravano immagini del loro eroe  Qassem Suleimani, generale delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche a capo dell’esercito dei Quds, di cui si serve per le “operazioni speciali” al di fuori del Paese.

L’MI5, i servizi segreti britannici, sono all’erta per un eventuale rappresaglia dei Quds per la relazione stretta di Londra con Washington. E oltre la tensione generale c’è la corsa al nucleare, su cui Teheran non intende cedere.

Lo scorso mese le Guardie Rivoluzionarie Islamiche hanno seppellito uno dei fondatori del suo programma nucleare  Hassan Moghaddam, morto insieme ad altre 16 persone in una misteriosa esplosione, secondo le voci assassinato da agenti israeliani.

A luglio era stata la volta di un fisico coinvolto nel programma nucleare iraniano: anche lui venne ucciso in un agguato a Teheran.

Un agente ha detto al Mirror: “Le bombe possono essere il preludio di un ben più pesante attacco aereo”.

Secondo fonti diplomatiche, il ritiro dei diplomatici britannici la scorsa settimana potrebbe preludere ad un attacco all’Iran.

Il ministro della Difesa iraniano, Agmad Vahifi, ha avvertito Israele che, in caso di attacco a Teheran, la reazione implicherebbe 150mila missili, e le Guardie Rivoluzionarie Islamiche hanno a loro volta specificato che uno degli obiettivi degli attacchi sarebbe la base Nato in Turchia.

In base alle fonti raccolte dal Mirror, se l’attacco avvenisse sarebbe guidato dagli Stati Uniti. La Gran Bretagna monitorerebbe le comunicazioni da una base nel Mediterraneo, come Cipro, o nell’oceano indiano.