ISTANBUL – Un appello all’unità senza “sottomissione”. Perché “prima della teologia viene l’amicizia”. Papa Francesco, da Istabul, si rivolge agli ortodossi e lo fa chiedendo il “ristabilimento della piena comunione” tra cattolici e ortodossi che “non significa né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza”
Papa Francesco parla anche di povertà e disoccupazione. E lo fa definendoli come i luoghi in cui il terrorismo trova il suo terreno naturale per crescere.
Nel mondo, ha detto il Papa,
“ci sono troppe donne e troppi uomini che soffrono per grave malnutrizione, per la crescente disoccupazione, per l’alta percentuale di giovani senza lavoro e per l’aumento dell’esclusione sociale, che può indurre ad attività criminali e perfino al reclutamento di terroristi”.
Ma il discorso di Francesco è soprattutto un grande appello all’unità di cattolici e ortodossi, uno degli elementi chiave del suo pontificato:
“Voglio assicurare a ciascuno di voi che, per giungere alla meta sospirata della piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcuna esigenza, se non quella della professione della fede comune”.
Un appello all’unità “senza voler imporre nulla”, quello di Bergoglio:
“Siamo pronti a cercare insieme – ha detto ancora il Pontefice -, alla luce dell’insegnamento della Scrittura e dell’esperienza del primo millennio, le modalità con le quali garantire la necessaria unità della Chiesa nelle attuali circostanze”. “L’unica cosa che la Chiesa cattolica desidera e che io ricerco come Vescovo di Roma, ‘la Chiesa che presiede nella carità’, è la comunione con le Chiese ortodosse”
Il Papa ha poi chiesto di sconfiggere insieme la “globalizzazione dell’indifferenza”:
“Come cristiani siamo chiamati a sconfiggere insieme quella globalizzazione dell’indifferenza che oggi sembra avere la supremazia e a costruire una nuova civiltà dell’amore e della solidarietà”.