Francesco: cambiare lo stile del papato è facile… Cambiare il Vaticano un po’ meno

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Marzo 2013 - 07:50| Aggiornato il 21 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Cambiare il modo di vestire, di comportarsi, insomma lo stile del papato è molto più facile che cambiare il Vaticano, un antica monarchia dove il Papa è trattato come un re, le strutture gerarchiche sono gestite con criteri feudali e nei gradini più bassi si supplica e si ossequia per ottenere udienza e influenza sui superiori.

Come capo della Chiesa cattolica, papa Francesco è molto di più che il suo semplice leader spirituale. Egli è anche il capo di uno dei governi meno trasparenti della Terra, che regna sull’ultimo impero veramente globale che è allo stesso tempo il più piccolo Stato sovrano del mondo, meno di mezzo chilometro quadrato nel cuore di Roma, circondato da alte mura.

E se il potere del Papa è assoluto, anche l’apparato Vaticano e la Curia sono potenti, troppo potenti. Se Francesco vuole cambiare questo stato di cose deve fare i conti con i centri di potere interni al Vaticano che ruotano intorno al denaro (leggi: Ior), alla gestione dell’immenso patrimonio immobiliare della Chiesa, alla distribuzione di risorse, alla politica estera, l’ideologia e la dottrina della Chiesa.

Sotto il Papa, un gruppo ristretto di potenti cardinali guida nove congregazioni, incluse quelle che governano gli ordini religiosi, le attività missionarie nel mondo, la liturgia e la nomina dei vescovi e dei 12 Consigli Pontifici.

“Riuscite a immaginare una multinazionale delle stesse dimensioni guidata da uno staff così ristretto? È semplicemente incredibile”: a parlare è il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, uno dei papabili del conclave appena concluso.

Questa sarà una delle sfide più difficili per papa Francesco, che insiste nel definirsi “vescovo di Roma”: una riforma costituzionale del Vaticano. Rendere il ruolo del Papa quello di un “primus inter pares”, meno monarca assoluto e più “presidente”, delegando e decentrando il governo della Chiesa tramite un rafforzamento del ruolo sul territorio dei vescovi e una distribuzione delle cariche su uno “staff” meno ristretto di quello attuale.