Papa Francesco: tutto quello che ha detto ai giornalisti in aereo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Luglio 2015 - 17:45| Aggiornato il 16 Luglio 2015 OLTRE 6 MESI FA

VOLO PAPALE, 13 LUG – Ecco tutto quello che ha detto – oltre alla battuta sulla coca – Papa Francesco ai giornalisti sul volo che lo riportava dal Sudamerica, dove ha visitato Bolivia, Ecuador e Paraguay. Sulla Grecia: “Mi auguro sorveglianza per non ricaderci”. Il Papa, interpellato prima della notizia dell’accordo raggiunto sulla Grecia, si augura “che trovino una strada per risolvere il problema greco, e anche una sorveglianza per non ricadere negli altri Paesi nello stesso problema. Perché quella strada del prestito e debiti, alla fine non finisce mai”.

Il Papa, dopo aver premesso che di economia non capisce molto, ha osservato che “certo sarebbe semplice dare la colpa a questa o quella parte; se i governi greci – ha aggiunto – hanno portato avanti questa situazione di debito internazionale, hanno una responsabilità, ora il nuovo governo si è dato una revisione”, ha detto prima di auspicare una soluzione. Ha quindi accennato a “un progetto di cui mi hanno parlato tempo fa, per cui un Paese può dichiarare bancarotta, che non è lo stesso del default”. “lo dico – ha aggiunto – per illustrare quello che ho sentito, se una impresa può dichiarare bancarotta, perché un Paese no? Ma di questo progetto so poco, anzi se qualcuno lo ha sentito, magari ce lo può spiegare”.

Ho una grande allergia per l’economia perché papà era ragioniere e quando non finiva il lavoro in fabbrica, lo portava a casa la domenica: tutti quei libroni in gotico…”

Sul crocifisso con la falce e martello donato dal presidente della Bolivia Evo Morales. “Non conoscevo questo, e neppure sapevo che Espinal fosse scultore – ha spiegato – così quando l’ho visto sono rimasto sorpreso. Si può qualificare come il genere dell’arte di protesta, per esempio, a Buenos Aires alcuni anni fa c’era un artista che poi è morto e ricordo un Cristo crocifisso sopra un bombardiere che veniva giù. Questa opera è marxismo, ma anche critica all’imperialismo. Dunque, prima cosa non sapevo, secondo l’ho qualificata come arte di protesta, che in alcuni casi può essere una offesa, terzo, questo caso concreto: Espinal è stato ucciso nell’anno ’80, la teologia della liberazione aveva tante branche e una era con l’analisi marxista della realtà, padre Espinal apparteneva a questo, questo lo sapevo, perché all’epoca ero rettore della facoltà di teologia e se ne parlava tanto”.

“Lo stesso anno – ha raccontato papa Bergoglio – padre Arrupe (generale dei gesuiti, ndr) ha scritto una lettera a tutta la Compagnia di Gesù sulla analisi marxista, frenando questa, frenando un po’, quattro anni dopo la Congregazione per la dottrina della fede ha fatto un primo volumetto, piccolino, sulla teologia della liberazione e poi un altro, con le prospettive. Racconto questo per fare l’ermeneutica di quell’epoca: Espinal era un entusiasta, della teologia, del marxismo, ed è venuta fuori questa opera, anche le poesie sono di quel genere. Sono la sua vita, il suo pensiero, lui lottava anche così. L’ermeneutica era di questo genere, io capisco questa opera, per me non è stata una offesa, e lo dico a voi perché non ci siano opinioni sbagliate: la porto con me, Morales mi ha regalato due onorificenze, una la più importante della Bolivia e l’altra questa per padre Espinal”.

“Non accetto mai onorificenze – ha spiegato il Papa – ma lui l’ha fatto con tanta volontà, anche con buona volontà, e ci farà piacere, inoltre viene dal popolo della Bolivia, ho pensato: ‘se la porto in Vaticano finisce in un museo, allora ho pregato e ho deciso: alla Madonna di Copacabana ho lasciato le due onorificenze e invece il Cristo lo porto con me in Vaticano“. Nella medaglia della onorificenza dedicata a Espinal e regalata da Morales al Papa, c’è raffigurato il disegno della scultura in legno che il Papa si sta portando in Vaticano e che rappresenta una falce e martello – in verticale, non in orizzontale come era nei simboli dei partiti comunisti – con sulla testa del martello applicato un crocifisso.

Sulle critiche degli Usa all’enciclica “Laudato si'”. “Ho sentito di alcune critiche che sono state fatte negli Usa” alla condanna del profitto ad ogni costo a scapito dei poveri. “Ma non ho avuto tempo di leggerle, mentre ogni critica deve essere ben recepita, studiata, e non ho dialogato ancora con quelli che fanno critiche”. Per il viaggio di settembre negli Stati Uniti “devo cominciare a studiare, finora ho studiato questi tre Paesi bellissimi in cui siamo stati, adesso devo cominciare a studiare per Cuba e Stati Uniti. Devo cominciare a studiare queste critiche, e poi dialogare un po’”.

Papa Bergoglio è stato interpellato sul riavvicinamento tra Cuba e Usa cui ha contribuito anche la Chiesa, e sul rispetto dei diritti umani, in particolare la libertà religiosa.  Nel “negoziato” tra Cuba e Usa “tutti e due perderanno qualcosa, e guadagneranno qualcosa, perché il negoziato è così. Ma tutti e due guadagnano in pace e amicizia”. “I diritti umani sono protetti – ha commentato – e non si rispettano i diritti umani soltanto in due paesi, io dico che in tanti paesi del mondo non si rispettano i diritti umani”. “Ci sono anche dei paesi europei – ha detto – dove non ti lasciano fare un segno religioso, per diversi motivi, e anche in altri continenti è lo stesso”. Papa Francesco ha tenuto a precisare che “il processo tra Cuba e Usa non è stato una mediazione, non ha avuto carattere di mediazione; c’era un desiderio nelle due parti, a un certo punto, a gennaio dell’anno scorso – ha riferito – mi hanno informato, sono passati tre mesi, ho pregato ‘cosa devono fare questi due che da 50 anni stanno così?’. Poi il Signore mi ha fatto pensare a un cardinale, lui è andato là, non è successo niente, poi il segretario di Stato, che è qui oggi, mi ha detto ‘domani avranno la seconda riunione’. ‘Ma come?’ ‘Sì, sì, si parlano’. Non è stata una mediazione, ma la buona volontà dei due paesi, noi non abbiamo fatto quasi nulla, solo piccole cose e a metà dicembre è stato annunciato. Davvero è andata così, davvero non c’è niente di più”. Papa Francesco rispondeva a una domanda su eventuali mediazioni in zone difficili, come Colombia e Venezuela dopo il successo del riavvicinamento tra Usa e Cuba, propiziato dalla Santa Sede.

Sui selfie: “Mi sento un bisnonno”. “È un’altra cultura”, davanti ai selfie “mi sento bisnonno”. Così il papa rispondendo alla domanda su come si senta quando qualcuno vuole scattare una foto con lui. Poi raccontando di un poliziotto che prima della partenza gli ha chiesto un selfie, ha aggiunto:”Sì, mi sento di un’altra cultura, ma rispetto”.

Sui movimenti. “Il mondo dei movimenti popolari è una realtà, una realtà molto molto grossa in tutto il mondo. Che ho fatto io? Dare a loro la dottrina sociale della Chiesa, come faccio con gli imprenditori”. Così il Papa sul II incontro mondiale dei movimenti, cui ha partecipato in Bolivia. “Ho fatto – ha detto il Papa – un discorso abbastanza grande, un riassunto della dottrina sociale della Chiesa, ma applicato alla loro situazione. Quando devo parlare al mondo dell’impresa – ha proseguito – faccio lo stesso”. Quindi ha ricordato che nella sua enciclica “Laudato sì” c’è un passaggio sulla proprietà privata.

Il Pontefice, rispondendo a una domanda precedente sempre sull’incontro dei movimenti a Santa Cruz, ha ricordato che si è trattato del secondo incontro mondiale e che il primo si è svolto “in Vaticano, nell’aula vecchia del sinodo – ha detto – c’erano 120 persone, organizzato da Giustizia e pace, ma io – ha sottolineato – sono vicino a questo, perché è un fenomeno in tutto il mondo, anche nelle Filippine, in Thailandia, sono movimenti che si organizzano tra loro non solo per fare protesta, ma anche per andare avanti e poter vivere, hanno forza, questa gente, e sono tanti, e non si sentono rappresentati dai sindacati, dicono che, sto semplificando, che i sindacati non difendono più i diritti dei poveri”. “La Chiesa – ha sottolineato – non può restare indifferente, dialoga, e bene, avete visto l’entusiasmo ‘la Chiesa ci aiuta a lottare’, questo è dialogo, non è opzione per la strada anarchica, questi non sono anarchici, sono per il lavoro, contro gli scarti”.

Sulla classe media, i ricchi e i poveri. “Il mondo è polarizzato, la classe media è più piccola e la polarizzazione tra ricchi e poveri è più grande, forse questo mi ha portato a non rendere conto di quello. Nel mondo in genere la polarizzazione si vede, e il numero dei poveri e’ grande”. Così papa Francesco ha risposto ad una domanda sul perchè parla di poveri e ricchi e mai della classe media. “Parlo dei poveri – ha aggiunto – perché sono il cuore del Vangelo e sempre parlo dal Vangelo. La povertà non è che sia sociologica”. “Della classe media ci sono alcune parole che ho detto en passant, ma la gente comune, la gente semplice, l’operaio, quello è un grande valore”. Poi rivolgendosi al giornalista che aveva fatto la domanda ha aggiunto :”Grazie tante, è una bella correzione. lei ha ragione è uno sbaglio da parte mia pensare questo. Lei ha ragione devo pensare un po’, devo approfondire più questo magistero. la ringrazio per l’aiuto, Grazie”.