Il Papa a Torino per l’Ostensione della Sindone

Pubblicato il 2 Maggio 2010 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA

papa Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI è a Torino per l’Ostensione della Sindone. Migliaia di persone lo hanno atteso  attendono per l’esposizione in Duomo del lenzuolo che, secondo la tradizione, avvolse il corpo di Gesù nel Sepolcro di Gerusalemme.

Insieme al Pontefice c’è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta che lo accompagna nel capoluogo piemontese.

In Piazza San Carlo e nelle vie del centro di Torino la gente si è riunita per la messa di Benedetto XVI, i fedeli sono circa 25 mila. Il colore dominante nella piazza è il viola: quello delle casacche dei “volontari della Sindone” che assistono e informano i pellegrini che arrivano in città.

La vicinanza ai disoccupati, ai precari, alle famiglie in difficoltà, agli emarginati e agli immigrati è stata espressa oggi da Papa Benedetto XVI durante la messa. “Qui – ha detto il pontefice nell’omelia – non mancano problemi e sofferenze, ma – ha osservato – la stessa sacra reliquia della Sindone invita i credenti alla speranza”.

“So che anche a Torino non mancano difficoltà, problemi, preoccupazioni: penso, in particolare – ha detto il Papa – a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati”.

“Sì – ha aggiunto – la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani”.

Perseguire sempre il “bene comune”, anche quando può apparire difficile. E’ questa l’esortazione lanciata da Benedetto XVI ai politici, in particolare a quelli torinesi.

“Desidero – ha detto – incoraggiare lo sforzo, spesso difficile, di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica”. “La collaborazione – ha aggiunto – per rendere la città sempre più umana e vivibile è un segno che il pensiero cristiano sull’uomo non è mai contro la libertà, ma in favore di una maggiore pienezza che solo nella ‘civilta’ dell’amoré trova la sua realizzazione”.