Il Parlamento discuterà della guerra, cioè delle brache della Lega e dei sindaci di maggio

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 28 Aprile 2011 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Pensando, prevedendo, narrando il prossimo tre di maggio Enrico Mentana direbbe: “Giornata convulsa sotto il cielo della politica”. Mentana lo dice quasi ogni giorno di ogni giorno che dio manda in terra, gli serve per animare la sua di solito brillante narrazione del telegiornale, ma quel giorno, quel tre di maggio, Mentana e tutti gli altri avrebbero ragione e motivo di dire qualcosa del genere. Quel giorno il Parlamento italiano niente meno va a discutere e votare di guerra, schieramento internazionale, politica estera, interessi vitali e fondamentali per il paese. Dovrebbe essere una giornata eccezionalmente seria, sarà invece una giornata qualunque, una mediocre giornata a discutere e a votare delle solite cose del cortile di casa.

Si discuterà infatti a Montecitorio. Di che, della Libia? No, il primo punto all’ordine del giorno sono le “brache della Lega”. E’ questa la “questione”. Sono “abbassate le brache della Lega” come dicono Bersani e Francheschini del Pd, “lo spadone diritto in padania a Roma si ammoscia” come ironizza e accusa il segretario dei democratici? I leghisti al governo e in Parlamento “stanno lì a pigiare il pulsantino” come si rifiuta di credere il ministro Maroni? Insomma Berlusconi si può permettere di decidere da solo senza informare Bossi? E, dopo che Bossi si è innervosito e non si sa se basterà un allungato week-end per fargli sbollire la rabbia, la Lega mostrerà al paese che le sue brache sono ben alte e pure rinforzate? Le “brache della Lega”: di questo discuterà il Parlamento e su questo voterà la Camera dei deputati.

Non solo le “brache”. Di striscio ma non troppo di striscio si discuterà anche dall’altra emergenza mediterranea e mondiale: le elezioni amministrative, i sindaci di Milano, Torino, Napoli, Bologna, Cagliari e circa altri mille Comuni. Con le “brache” tenute e mostrate ben sollevate la Lega si mangia una fetta dei voti del Pdl? E se la Moratti vacilla o non passa al primo turno tutti vedono che l’instabilità avanza, dal Nord Africa al Medio Oriente fino a Palazzo Grazioli. Un po’ di discuterà anche di guerra e di bombardamenti, anzi di “missili mirati”, guai a sbagliare altrimenti è disinformazione partigiana. Di guerra nella versione e nei modi che interessano e colpiscono davvero: quanto costa ogni missile sganciato, quanto consumano di carburante i caccia, per non dire della portaerei? Calderoli ha già fatto i conti e Radio Padania li diffonde nell’etere: 700 milioni. E già scatta l’astuta mossa politica, la trappola che imprigiona: saranno 700 milioni presi dall’aumento del prezzo della benzina. E’ chiaro, è una trappola. Gli informatissimi che della trappola informano restano però interdetti se chiedi loro trappola per chi? Qualcuno dice per Tremonti che sarà costretto a mettere la tassa e così impara a voler far concorrenza a Berlusconi. Ma altri, altrettanti, spiegano che è la trappola di Tremonti per Berlusconi. Si discuterà come si vede di alte strategie tra alti strateghi. E poi altro conto si farà e di altro si discuterà: quanto immigrati smuove ogni missile che esplode? L’Europa intera attende la soluzione dell’ardita equazione, il Parlamento italiani si cimenterà in questo nuovissimo  ramo della “fisica dei quanti”.

Poi sarà ancora dibattito sulle “regole di ingaggio”. Saranno rigorose, il governo ci tiene. Più o meno: si spara ma non si bombarda, si colpisce ma non si fa danno. Saranno contenti i militari di avere istruzioni così chiare. D’altra parte è tradizione: fino a non molto tempo fa i militari italiani in Afghanistan per rispondere al fuoco muovendo un passo fuori dall’accampamento dovevano attendere l’autorizzazione della commissione parlamentare. Quindi avvertivano i talebani: aspettate che stiamo collegandoci con Roma. Sarà un bel dibattito, non c’è che dire. Incorniciato da una premessa, il “noi non volevamo” e impreziosito dal tacito ma non nascosto “rimpianto per Gheddafi”. L’Italia non voleva, ci è stata trascinata per i capelli. Gheddafi, maledetto Gheddafi: ma non potevi evitare quella rivolta? Gheddafi, ci facevi comodo. Davvero un destino scomodo quello che ti ha trasformato in nemico. Gli alleati americani ed europei ovviamente capiranno il nostro rammarico e rimpianto.

Ma inutile piangere sul latte versato dirà fieramente il governo. E quindi saranno le “mozioni”, cioè il voto dei gruppi parlamentari e dei deputati. Si voterà il tre di maggio quando da giorni i caccia italiani già operano sulla Libia. Voto per cosa? Per dire che ci siamo sbagliati, che ci abbiamo ripensato? Più che ridere, faremmo piangere il mondo. Farebbe pena al mondo quest’Italia che prima non vuole “disturbare al telefono Gheddafi”, poi concede le basi ma non i missili, giura che non sparerà mai, poi spara, poi si pente dopo aver calcolato quanti euro costa sparare e quanti profughi fa un tanto a missile. Voto allora per dire che accettiamo il rischio e l’impresa? No, questo proprio no. Sarà un voto in cui si dice che l’Italia c’è ma non proprio, spara ma di malavoglia, sta con quelli di Bengasi ma solo fino a un certo punto, non esce dal sentiero dell’Onu ma qualche dubbio dei russi lo condivide. Ne uscirà fuori un documento perfetto per tener su le brache della Lega, la campagna elettorale per i sindaci, l’alleanza di governo e il governo, se va bene il primo turno della Moratti a Milano e di Lettieri a Napoli e per contenere l’avanzata delle accise della benzina. Senza dimenticare lo sconcerto indignato delle opposizioni. Sarà una “convulsa giornata sotto il cielo della politica”, una qualunque giornata di acchiapparella e nascondino, sgambetto e schiaffo del soldato nel cortile di casa.