Rivolte, fallimenti, tagli: il Pentagono studia l’ipotesi “eurocrac”

Pubblicato il 11 Dicembre 2011 - 17:41 OLTRE 6 MESI FA

(Foto Lapresse)

WASHINGTON – Manifestazioni di piazza, magari violente, fallimenti a catena delle banche dove militari e civili americani hanno depositi. Sospensione dei servizi più elementari alle basi militari Usa, come elettricità e acqua. Taglio di importanti commesse. Al Pentagono il crac dell’Europa lo immaginano così, fino alle conseguenze più drammatiche. Più drammatiche dal punto di vista degli Usa che in queste settimane monitorano la crisi della moneta unica e dei mercati finanziari per valutare possibili scenari futuri.

E la prospettiva non è delle più tranquillizzanti. “Parte della mia preoccupazione – spiega il generale Martin Dempsey, capo degli Stati Maggiori Congiunti – è che il personale militare americano in Europa possa trovarsi esposto a rischi potenziali dovuti a disordini civili e alla rottura dell’Unione”.

La miscela che fa preoccupare gli Usa è composta dalla sovrapposizione di crisi del debito, violente proteste di piazza (vedi quelle di Atene e Roma), e problemi di bilancio nei Paesi alleati in cui gli Stati Uniti condividono il mantenimento della struttura militare della Nato. Non è bastato l’accordo raggiunto durante il vertice Ue sulle regole di bilancio: “So che hanno adottato delle misure – dice ancora Dempsey – e i 17 partner dell’Eurozona tenteranno di allineare meglio le politiche monetarie e fiscali ma non è chiaro, almeno non lo è a me, se questo accordo si rivelerà sufficiente per tenerli assieme”.

La preoccupazione in realtà riguarda anche una importante commessa militare, il programma F-35, ovvero il Joint Strike Fighter progettato per diventare l’aereo del XXI secolo per l’Alleanza atlantica. In altre parole è il progetto più costoso del Pentagono, in corso di realizzazione in alcune basi distribuite tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia nell’impianto piemontese di Cameri. La preoccupazione è che Italia e Gran Bretagna possano tirarsi indietro se inflazione e crisi non dovessero dar tregua.