Prigionieri di guerra, non mercenari. Usare la lingua dell’Onu, non quella di Putin

I due britannici e il marocchino condannati a morte dai russi per interposti filo russi del Donbass molta comunicazione si ostina a chiamarli mercenari. Non lo sono ma perché usare la lingua di Putin e non quella dell'Onu?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 13 Giugno 2022 - 08:43 OLTRE 6 MESI FA
Prigionieri di guerra, non mercenari. Usare la lingua dell'Onu, non quella di Putin

Prigionieri di guerra, non mercenari. Usare la lingua dell’Onu, non quella di Putin

Una strana soggezione alla lingua di Putin. O forse non è soggezione e non è strana, è soltanto una delle mille e mille forme di pigrizia intellettiva e operativa della comunicazione: qualcuno dice per primo mercenario, tutti ripetono mercenario. Perché la fatica di un’altra parola quado ce n’è già una nell’usuale e universale copia e incolla? Così i tre condannati a morte dai russi, per interposti filo russi del Donbass, diventano comodamente mercenari nei titoli e servizi giornalistici.

Prigionieri di guerra…è lungo

Prigionieri di guerra è locuzione lunga, lunga nei titoli, lunga forse anche nella mente di chi titola. Deve essere per questo che molta comunicazione non adotta la lingua dell’Onu che chiama i tre appunto “prigionieri di guerra”. Andare poi a leggere per vedere se i tre è più corretto chiamarli mercenari o prigionieri di guerra? La fatica dell’impresa strema ed estenua molti fin dal primo passo. I tre sono stranieri, non sono ucraini. In Ucraina vivevano da tempo, alcuni da anni. Non facevano parte di nessuna Legione Straniera e neanche Brigata Internazionale, erano inquadrati, cioè soldati nei reparti regolari delle Forze Armate ucraine. Quindi che cosa sono, cosa sarebbero due nati in Gran Bretagna e uno in Marocco che dopo anni di vita in Italia si fossero arruolati nei parà o carabinieri italiani e fossero stati fatti prigionieri in Irak o Afghanistan? Li avremmo chiamati mercenari, avremmo accettato fossero così chiamati da quelli dell’Isis o dai Talebani?

A proposito, uno dei tre che Mosca chiama mercenario e vuole giustiziare ha combattuto a suo tempo con i curdi contro l’Isis. Mercenario da qualificare con questo termine spregiativo? Ha combattuto per noi, dalla nostra parte, collaborando con gli eserciti occidentali, compreso il nostro. Meriterebbe rispetto e non ingiuria. Ma lo sa la comunicazione copia e incolla cosa comunica dicendo mercenario? Probabile, molto probabile non sappia quel che dice. Ragione però per non perdonarla quando, per recidiva pigrizia e quindi vizio, si ostina a parlare la lingua di Putin e non quella dell’Onu.