Il manifesto di Papa Francesco: “La Chiesa non è una Ong pietosa”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2013 - 19:18| Aggiornato il 4 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

CITTÀ DEL VATICANO, 14 MAR – Il manifesto di Papa Francesco: dalla prima omelia di Jorge Mario Bergoglio nei panni del pontefice si intravedono quelle che saranno le linee guida del suo papato.

Francesco – anche nella scelta di un abito bianco semplice, con pochi paramenti – conferma la sua immagine di papa “empatico” rifiutando di pronunciare l’omelia in latino (come invece aveva fatto alla sua prima messa papa Benedetto XVI) e di andare invece “a braccio” parlando in un italiano con un accento argentino al quale presto faremo abitudine. Guarda foto e video della prima messa.

La sua omelia fa perno su tre verbi coniugati all’infinito: camminare, edificare e confessare. Nei primi due si intuisce l’intenzione di andare avanti e ricostruire una Chiesa della quale le dimissioni di Benedetto XVI hanno denunciato lo stato di crisi. Papa Francesco vuole “camminare ed edificare”: significa che si occuperà di cambiare una Curia minata dagli scandali (Ior, Vatileaks, pedofilia) e ricostruire l’immagine del Vaticano nel mondo.

Ma il terzo infinito, “confessare”, fa capire come il nuovo Papa intende modulare il messaggio evangelico di fronte alle sfide della modernità. La parola di Dio è la parola di Dio: adeguarla o modificarla, renderla più “al passo coi tempi” significa cambiare la “ragione sociale” della Chiesa. Un concetto che Francesco rende ancora più chiaro quando avverte che “se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa”. 

La Chiesa di Francesco non è una Ong. La sua sensibilità verso i poveri e la sua scelta di vivere in mezzo alla gente, rifiutando ogni comodità, non ne fa automaticamente un Papa “di sinistra”. Il suo essere stato il rivale di Ratzinger nel conclave del 2005 non ne fa un “progressista”. Le sue posizioni sulle donne, sui gay, sull’aborto e sull’eutanasia non sono e non saranno mai quelle di un politico laico. Le sue “aperture” sono, al massimo, sui divorziati. Tuttavia, dai suoi primi passi si capisce che il suo “cammino” non continuerà sulla strada della conservazione intrapresa da papa Wojtyla e drammaticamente abbandonata da papa Ratzinger. La sua insistenza sulla “Croce” lascia intendere che Francesco non prevede un “cammino” facile ma anche che la sua intenzione è quella di combattere: i suoi avversari dentro e fuori il Vaticano sono avvertiti.

L’Omelia. Papa Bergoglio è partito dai tre brani che erano stati letti prima della sua omelia. In queste tre Letture c’è un elemento in comune: ”è il movimento. Nella prima lettura il movimento è il cammino; nella seconda Lettura, il movimento è nell’edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento è nella confessione. Camminare, edificare, confessare”.

Spiegando l’invito di Dio ad Abramo a ”camminare nella sua presenza”, il Papa ha commentato: ”Quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, alla presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiede ad Abramo nella promessa”.

Quindi ha proseguito: ”Edificare. Edificare la Chiesa, si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore”.

Terzo punto: confessare. ”Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ong pietosa, ma non la Chiesa, sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza”.

Il Papa ha quindi citato una frase di Leon Bloy riferita a quando non si confessa Gesù Cristo: ”Chi non prega il Signore, prega il diavolo”, perché ”quando non si confessa Gesù Cristo – ha spiegato – si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”.

E ha proseguito: ”Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare delle volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro”.

Movimenti che hanno tirato indietro proprio il primo Papa, il fondatore della Chiesa: “Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: ‘Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra’. Ti seguo … senza la Croce’. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce – ha osservato – non siamo discepoli del Signore: siamo mondani: siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore!”.

”Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia abbiamo il coraggio – proprio il coraggio – di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti”. Quindi ha concluso: ”Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia”.