ROMA – E’ sul tavolo l’ipotesi che i Tornado italiano bombardino le postazioni dell’Islamic State in Iraq. Da tempo Washington pressa gli alleati per ottenere un maggiore impegno operativo nella coalizione che sta contrastando il Califfato in Siria ed i Iraq, senza tuttavia ottenere i risultati sperati. L’Italia impiega 530 militari, 2 aerei senza pilota Predator e un velivolo da rifornimento in volo KC 767, oltre ai 4 Tornado. Ad Erbil (nel Kurdistan) e a Baghdad, inoltre, gli italiani stanno addestrando le forze di sicurezza curde (peshmerga).
All’Onu il sì di Renzi a Obama e agli iracheni. Ora potrebbe esserci la richiesta di un salto di qualità: raid dei caccia italiani contro obiettivi mirati in modo da supportare in maniera più decisa la resistenza dei peshmerga. Fabio Martini spiega quando è maturata la decisone di Renzi di accondiscendere alle richieste degli alleati.
La svolta si è determinata una settimana fa, durante la settantesima assemblea delle Nazioni Unite, a New York. Giornate nelle quali nel Palazzo di Vetro dell’Onu sono arrivati quasi tutti i leader del mondo. In quella occasione Matteo Renzi ha incontrato delegazioni ristrette di due governi: quello iracheno e quello degli Stati Uniti. All’Italia è stata chiesta la disponibilità a partecipare ad azioni di guerra con i Tornado che già sono dentro la coalizione occidentale contro l’Isis, sulla base di una decisione iniziale che risale a poco meno di un anno fa.
Allora quattro Tornado furono inviati per la semplice ricognizione e la «illuminazione» degli obiettivi. Ma davanti alla richiesta americana ed irachena, nell’incontro di fine settembre al palazzo di Vetro, Renzi ha dato il via libera di massima al cambio delle regole di ingaggio della partecipazione italiana alla coalizione, un sì che ovviamente il premier ha subordinato al voto parlamentare, così come impone la Costituzione formale e materiale del nostro Paese. (Fabio Martini, La Stampa).
La cosa va valutata “assieme agli alleati” e, comunque, un’eventuale decisione “dovrà passare dal Parlamento”. “E’ scontato – dice il ministro della Difesa Roberta Pinotti davanti alle commissioni esteri e difesa di Camera e Senato – che il governo riferirà al Parlamento” qualora l’ipotesi diventasse realtà. “Stiamo valutando possibili, ulteriori ruoli per l’utilizzo dei velivoli in teatro – prosegue il titolare della Difesa – ma non c’è nulla di deciso”.
“Una cosa è certa – aggiunge il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo dei nostri aerei e, se dovesse prenderle, il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgerebbe, come è ovvio e doveroso, il Parlamento.
Pinotti ha incontrato capo Pentagono a Sigonella. In attesa di capire come evolverà la vicenda, un primo faccia a faccia con il principale alleato della coalizione c’è stato oggi a Sigonella tra il ministro della Difesa, Roberta Pinotti ed il capo del Pentagono, Ash Carter. Ma nonostante le rassicurazioni della Difesa, scoppia la polemica politica, con Beppe Grillo in prima linea: “è – sostiene – un’azione di guerra e come tale dovrebbe essere discussa e approvata dal Parlamento”.
Bombardamenti italiani, i precedenti. Che caccia italiani bombardino nell’ambito di missioni internazionali non sarebbe una novità. E’ già accaduto negli anni scorsi in Libia, in Afghanistan, in Kosovo, nel Golfo Persico. Il Corriere della Sera di oggi indica che le missioni di bombardamento contro l’Isis partiranno nelle prossime ore. Il ministero della Difesa, in mattinata, frena definendo le indiscrezioni “solo ipotesi da valutare e non decisioni prese”.
Le regole di ingaggio. Serve infatti un passaggio parlamentare per dare il via alla missione ‘offensiva’ e comunque, una volta dato l’ok, ci vorrà del tempo per riconfigurare e dotare degli armamenti adeguati i 4 Tornado attualmente dispiegati in versione Ids (per la ricognizione e la sorveglianza, dunque senza bombe) nella base del Kuwait nell’ambito dell’operazione ‘Inherent resolve’ contro l’Isis. Per ora il “pod”, il contenitore smontabile sotto il velivolo, è quello in assetto di “sorveglianza”: per essere armato, cioè pronto a sostenere i bombardamenti, deve contenere il sistema di targeting e illuminazione obiettivi. Solo allora gli aerei saranno pronti alla guerra.