Rallenta la spinta propulsiva di Obama per l’economia almeno altri tre mesi di buio

Pubblicato il 25 Marzo 2009 - 15:38 OLTRE 6 MESI FA

Quel che si è fatto contro la crisi, dovesse funzionare, comincerà a funzionare tra giugno e settembre. E nessuno sa davvero se si è fatto abbastanza e se si è fatto giusto. Proveranno a monitorare la situazione e a incrociare le dita sperando al G20 di aprile. Ma in bilancio ci sono di sicuro settimane e mesi in cui rischiano i mercati, i governi, i risparmi e la stessa stabilità sociale di molti paesi.

A due mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca questo è uno dei momenti più difficili per il presidente americano Barack Obama. L’uscita dalla recessione è ancora lontana, c’è il primo bilancio da presentare e in questo si prevede un deficit record, forse il 13 per cento del Pil. Il che non piace ai repubblicani ma neanche a molti democratici perchè deficit vuol dire oggi spesa e domani tasse.

Qualcuno è perplesso anche fuori dai confini nazionali: i cinesi non si fidano più del dollaro, e propongono una nuova moneta mondiale da usare per gli scambi internazionali. Obama ha replicato duro: «Per quel che riguarda la fiducia nell’economia statunitense o nel dollaro, faccio osservare che il dollaro in questo momento è straordinariamente forte» ha detto il neo presidente. «E la ragione per la quale il dollaro in questo momento è forte, è perche gli investitori considerano che gli Stati Uniti hanno l’economia più forte al mondo, con il sistema politico più stabile al mondo»

Dopo aver affrontato il primo malumore interno, cresciuto fino a diventare umore di massa contro Wall Street impersonata da Madoff e dai manager finanziari in generale – la vicenda dei superbonus di 165 milioni di dollari incassati appunto dai manager della Aig mentre questa beneficiava degli aiuti di Stato per non fallire – il nuovo presidente Usa conserva comunque il 60 per cento di opinioni favorevoli. Ma è finito l’idillio con la stampa di casa, e questo è affiorato proprio nella conferenza stampa che ha tenuto in prima serata martedì. Dalla quale sono stati esclusi i giornalisti dei maggiori quotidiani americani.

Nel frattempo è venuto fuori che i manager degli hedge fund (i fondi speculativi ad alto rischio), hanno guadagnato 11,6 miliardi di dollari nel 2008, alla faccia della crisi finanziaria di cui proprio i fondi speculativi sono stati una delle cause principali.

Ma fuori dagli Usa nessuna economia dimostra particolari segni di forma: il Giappone ha visto dimezzarsi a febbraio l’export (-49%) e praticamente anche l’import (-43%). L’indice Nikkei è ai minimi da 26 anni a questa parte. Mercati e aziende europee oscillano fra la stanchezza e la debolezza, ma la Bce, seppur ha abbassato i tassi, non trova modo e convinzione per una politica espansiva. Quindi i listini mondiali, dopo aver toccato quasi tutti i minimi nel 2008, stentano a rialzarsi dal fondo dopo aver sperato che dalla nuova amministrazione Usa arrivasse una ventata – più che altro – di ottimismo.

Il 2008 si conferma dunque “un anno pericoloso” e nessuno, Obama compreso, perfino Obama, lo vivrà senza pericolo.