Guerra, sesto giorno: dal nord, da dove l’Ucraina confina con la Bielorussia, una lunga colonna militare russa marcia verso Kiev. Blindati, trasporto truppe, tank. Le fonti (e in parte le foto) parlano di 50/60 chilometri, tanto sarebbe la lunghezza della colonna. Forse un po’ troppo, forse al confine del tecnicamente plausibile. Come che sia la destinazione e l’obiettivo sono chiari: Kiev.
Guerra, continua: di notte i bombardamenti, di giorno gli scontri
Continua la guerra, su tutti e tre i fronti: al Sud, ad Est, al Nord. Bombardamenti con missili e bombardamenti di artiglieria da parte russa (stranamente poco uso dell’aviazione, forse timore di Mosca verso i missili Stinger anti aerei di cui l’Ucraina ora dispone). Bombardamenti sulle città, non indiscriminati, puntano obiettivi precisi. Ma il lancio sempre preciso non è e quindi vengono colpiti anche obiettivi civili. Di giorno le truppe russe provano ad avanzare sul terreno. Lentamente, difficile dire se per strategia o difficoltà, e con molte perdite (fatto sostanzialmente ammesso dai russi).
I negoziati restano un grande forse
Negoziati: semi annunciato un secondo appuntamento dopo il primo. Si dice la Russia abbia chiesto la rinuncia ufficiale alla Crimea da parte dell’Ucraina e abbia chiesto una Ucraina demilitarizzata e fuori dalle alleanze “occidentali”, Unione Europea compresa. Si dice l’Ucraina abbia chiesto il ritiro delle truppe russe. Più probabile si sia discusso delle modalità di un futuribile e per ora molto eventuale cessate il fuoco.
Russia, lockdown dei soldi
Valore del rublo che letteralmente crolla, i soldi dei russi si avviano a valere la metà di quanto valevano prima della guerra di Putin. Dalla banche e dai bancomat i russi cercano soldi liquidi, pensano che andrà peggio. Le sanzioni economiche e finanziarie di Usa ed Europa e Giappone e Australia alla Russia non sono tigri di carta, mordono. E più e più in fretta del previsto.
Ottimismo infondato
Putin, l’ultima: “L’Occidente è l’impero delle bugie”. Non sembrano le parole di un uomo che tratta per davvero. Sembra la linea di condotta di Putin quella di chi vuole la vittoria militare sul campo, poi tratterà da padrone. Anche a costo di rischiare (difficile dire quanta percezione ne abbia) l’implodere del suo regime. Quindi l’ottimismo, minimo ma diffuso, su una guerra che va a spegnersi è al momento infondato.
Né con la Russia né con la Nato
In Italia un brulicare di né con la Russia né con la Nato (l’assonanza con l’antico né con lo Stato né con le Br è voluta e non casuale). In testa l’Anpi che accusa niente meno Draghi di favorire l’escalation della guerra aiutando l’Ucraina. Non sono quel che è diventata l’associazione nazionale partigiani italiani, anche altri focolai di gauchsimo (guarda caso gli stessi che hanno contestato Green Pass e misure anti Covid) si schierano e riparano dietro la rivendicazione della pace. Pace che non distingue aggressore e aggredito, pace che, chiesta e rivendicata così, è di fatto un neutralismo giustificazionista nei confronti di Putin. Se un po’ di quella che fu e pretende di essere la sinistra si veste di neutralismo giustificazionista, Giorgia Meloni deve minacciare provvedimenti disciplinari vero chi, tra le sue fila, dovesse appoggiare Putin. Già, perché la destra veramente estrema, insomma il cuore neo fascista batte per Putin.