Shale gas: l’atomica Usa del terzo millennio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Marzo 2014 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA
Shale gas: l'atomica Usa del terzo millennio

Shale gas: l’atomica Usa del terzo millennio

ROMA – Shale gas: l’atomica Usa del terzo millennio. La crisi ucraina e l’annessione della Crimea preoccupano in prospettiva per il rischio di una nuova Guerra Fredda. Ma mentre all’epoca della cortina di ferro il deterrente maggiore a un confronto militare su scala mondiale era rappresentato dai rispettivi arsenali atomici, in questa nuova fase, cruciale è la sfida energetica: oggi gli sviluppi nello sfruttamento dello shale gas offre agli Usa la possibilità di liberare l’Europa dai ricatti di Vladimir Putin.

L’approvvigionamento di gas in Europa dipende attualmente da quello russo per una quota ancora troppo significativa: la media europea considera una dipendenza del 30%, ma in nazioni industrializzate come la Polonia arriva al 70%, in Bulgaria addirittura al 100%. Lo shale gas, che utilizza la tecnica di fratturazione in profondità per far fuoriuscire il combustibile in forma gassosa, sta consentendo agli Stati Uniti l’autonomia energetica: già oggi esporta petrolio negli Emirati Arabi, questa estate un principe saudita ha commentato amaramente l’espansione del business Usa (“Siamo rovinati”). Se la prospettiva Usa in termini geo-strategici è chiara, manca ancora qualche fondamentale tassello perché possa diventare applicabile. Soldi e tecnologia, questi i problemi.

Attualmente, gli Stati Uniti non hanno la capacità di spedire tutto questo gas naturale all’estero. Ma un terminale di esportazione in grado di fornire tre miliardi di metri cubi di gas liquido al giorno in forma liquefatta è in costruzione a Cameron Parish, Louisiana, e numerosi altri sono in fase di pianificazione. Questi grandi progetti permetteranno una soluzione a lungo termine a problemi come quello in Ucraina. (Michael Wara, docente a Stanford, intervistato dal New York Times)

Vendere shale gas in Europa è ancora complicato dalla burocrazia, perché mancano accordi di libero scambio. In più, a breve-medio termine, i prezzi sarebbero ancora poco competitivi per l’Europa. Gli esperti affidano allo sviluppo del mercato del gas l’opportunità che, attraverso una libera concorrenza di un’offerta plurale, i prezzi scendano fino al punto di essere appetibili anche in Europa.