Siria, Assad. ”Siamo un Paese in guerra”, inferno alle porte di Damasco

Pubblicato il 27 Giugno 2012 - 11:34| Aggiornato il 11 Luglio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Edificio presso Damasco distrutto dai ribelli

BEIRUT, LIBANO – Gruppi di ribelli hanno mercoledi assalito e distrutto la stazione televisiva governativa di Ikhbariya lanciando bombe ed uccidendo almeno sette impiegati in quella che viene considerata la più audace azione bellica condotta finora cvontro un simbolo del regime del pesidente siriano Bashar al Assad.

Assad ha dichiarato che la Siria ”è un Paese in guerra”, secondo quanto ha riferito dall’agenzia ufficiale Sana. ”Stiamo vivendo una vera situazione di guerra – ha detto nella prima riunione del nuovo governo – e tutte le nostre politiche devono essere messe al servizio della vittoria”.

Dimostrando chiaramente di non avere alcuna intenzione di modificare l’atteggiamento nei confronti della rivolta che dura da 15 mesi, Assad ha precisato: ”Dal momento che siamo in guerra, tutti i settori e tutte le sedi devono essere diretti in modo da vincerla” Il presidente siriano ha anche risposto ai Paesi che hanno chiesto che se ne vada, dicendo che l’Occidente ”prende e non da’ mai nulla. E questo e’ provato e si e’ visto in ogni situazione”.

Intanto un inferno’ si è scatenato alle porte di Damasco, a pochi passi dal luogo dove, secondo la tradizione biblica, Caino ha ucciso Abele: e’ scontro aperto in tra esercito e ribelli, si combatte con armi pesanti dall’una e dall’altra parte, senza esclusione di colpi, con il cuore della capitale che e’ diventato insidioso al punto che un generale dell’Aeronautica e’ stato rapito nella zona del centro presidiata dalle forze di sicurezza, riferisce l’agenzia Sana.

E’ la Siria oggi, in quella che oramai si puo’ definire una vera e propria guerra civile. Nelle periferie di Damasco, scosse nella notte da sparatorie ed esplosioni che hanno illuminato il cielo, i combattimenti sono esplosi alle prime ore del mattino a al-Hameh, quartiere di Qudsaya, il sobborgo strategico a circa 8 km dal centro della capitale “E’ stata una vera e propria battaglia tra i soldati e i ribelli dell’ESL (l’esercito siriano libero), ha raccontato un testimone.

“Abbiamo sentito esplosioni e colpi di armi automatiche sin da questa mattina. Ovviamente non siamo usciti in strada per vedere cosa è successo. E’ stato un inferno”. Gli scontri, “violentissimi”, sono andati avanti per ore, poi la situazione ad al Hameh è tornata alla normalità. “Ora non si sente più sparare, e l’esercito ha ripreso il controllo della situazione”. Secondo l’agenzia di Stato Sana il bilancio e’ di decine di morti tra i ribelli che, tramite l’Osservatorio per i diritti umani basato a Londra, ne stimano almeno 20.

Se i numeri venissero confermati, vorrebbe dire che in meno di 10 giorni nel sobborgo hanno trovato la morte un centinaio di persone, tra le quali diversi civili. Il comune di Qudsaya e’ strategico: dista pochi minuti di auto dal centro di Damasco ed e’ considerato nevralgico per i rifornimenti dei ribelli, che passando a nord portano armi in tutta la zona orientale della capitale. Qudsaya si staglia poi sulla collina che si affaccia sul lato settentrionale del monte Qasiun, quello che domina la capitale e che la tradizione biblica indica come il luogo in cui Caino uccise Abele.

La montagna sovrasta Damasco e la presenza militare e’ massiccia per evitare che da li’ vengano lanciati attacchi devastanti contro la citta’. Altri drammatici confronti tra l’esercito siriano e i gruppi armati si sono registrati a Duma, 15 km a nordest della capitale: “Molti terroristi sono stati uccisi e feriti, e le loro armi confiscate – afferma un comunicato della Sana. ”Le autorità hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con dei terroristi a bordo di un furgone su cui era montata una Doushka (DShK, una mitragliatrice pesante): il mezzo è stato distrutto e tutti i terroristi a bordo uccisi”.

In un altro sobborgo, Daraya, sono stati fatti affluire ingenti rinforzi di truppe governative. E si combatte anche a nella provincia settentrionale di Idlib, che confina con la Turchia: secondo i media del governo le forze dell’esercito hanno ingaggiato un conflitto a fuoco con un gruppo armato “che cercava di bloccare l’autostrada Khan al-Suboul”. Anche in questo caso la Sana stima “diversi morti tra i ribelli”, che dal canto loro affermano di aver “distrutto un elicottero e tre carri armati. ferendo molti soldati e distruggendo i furgoni armati di mitragliatrici su cui si trovavano”. La missione degli Osservatori Onu resta sospesa, e nulla lascia prevedere che un giorno riprendera’. .