Siria, il governo si è dimesso. Slitta il discorso alla nazione di Assad

Pubblicato il 29 Marzo 2011 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA

BEIRUT – Il governo siriano si è dimesso. Lo riferisce la tv siriana. Il presidente siriano Bashar Al Assad ha accettato le dimissioni del governo. L‘esecutivo guidato dal premier Muhammad Naji al Utri, zio della first lady Assma al Assad, era in carica dal 2003 e le sue dimissioni erano state annunciate in via ufficiosa da giorni, nell’ambito delle attese riforme politiche promesse dalla presidenza siriana giovedì scorso.

Il presidente siriano non rivolgerà stasera, 29 marzo, l’annunciato discorso alla nazione, come invece precedentemente affermato, bensì domani.  ”Il presidente Bashar al Assad terrà un discorso in parlamento stasera o domani”, si legge nella scritta apparsa sotto la dicitura: ”Importante”. In precedenza, la stessa emittente tv governativa aveva riferito, sempre con una scritta in sovrimpressione, che Assad avrebbe parlato ”questa sera”.

Intanto centinaia di manifestanti anti-regime sono tornati in piazza oggi a Daraa, nel sud del Paese e teatro nei giorni scorsi della dura repressione del potere centrale, e a Latakia, porto a nord-ovest di Damasco dove la settimana passata erano morte una decina di persone. Lo riferisce all’ANSA Wissam Tarif, attivista per i diritti umani raggiunto telefonicamente.

”A Daraa circa trecento persone sono assembrate nella piazza centrale della citta”’, ha detto Tarif, 35 anni, membro dell’Organizzazione siriana per la difesa dei diritti umani. ”Il nostro corrispondente ci ha informato che i residenti sono tornati in strada infuriati dopo aver appreso delle manifestazioni lealiste nel resto del Paese, come se non avesse valore il sangue versato dai loro parenti e amici (si parla di 130 persone uccise dalle forze dell’ordine solo nel sud, ndr)”.

”A Latakia invece, diversi gruppi di decine di persone manifestano nei rispettivi quartieri, protetti da barricate e da ronde cittadine, per timore dell’arrivo di devastatori e vandali. E’ impossibile manifestare nella piazza centrale della città, perché l’esercito è schierato in modo massiccio”.

Secondo la tv di Stato, manifestazioni ”di milioni di cittadini” in sostegno del presidente siriano si stanno svolgendo in ”tutte le regioni” del Paese. ”Guardate il popolo libero siriano!”, è uno slogan prestampato su cartelloni bianco-verdi in mano a molti manifestanti a Hama, circa 220 km a nord di Damasco. ”Abbiamo abbattuto il complotto!”, recita un altro motto scritto con gli stessi caratteri su altri cartelli, immersi in un mare di bandiere siriane e di foto del presidente. ”Al Jazira e al Arabiya… scusateci!”, è lo slogan scritto su uno striscione, che fa riferimento alle due tv panarabe, che secondo il regime siriano e i suoi sostenitori non mantengono un atteggiamento imparziale nel raccontare le proteste senza precedenti in corso da due settimane in varie regioni del Paese.

La condanna degli Stati Uniti. Il segretario di stato americano Hillary Clinton ha duramente condannato ”la repressione” delle proteste in Siria nella conferenza stampa di chiusura della conferenza di Londra sulla Libia. La responsabile del Dipartimento di Stato ha parlato di atti ”brutali” da parte delle autorità di Damasco. ”Condanniamo in particolare l’uccisione di civili per mano delle forze di sicurezza”, ha affermato. Altre fonti del Dipartimento di Stato americano hanno poi aggiunto che il presidente siriano Bashar Assad dovrebbe venire incontro alle necessità e alle aspirazioni del popolo siriano. Poiché Assad ha proclamato di essere un riformatore deve adesso fare più progressi sul piano della riforma politica, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Mark Toner.

Il vescovo Nazzaro ad Aleppo: “Tutto tranquillo”. ”Ad Aleppo la situazione è tranquillissima. I giornalisti che dall’estero descrivono la Siria quasi sull’orlo della guerra civile vengano qui a vedere come stanno le cose piuttosto che rilanciare con superficialità notizie diffuse da non si sa bene chi su Facebook”. E’ lapidario il commento che monsignor Giuseppe Nazzarro, vicario apostolico ad Aleppo, rilascia alla Misna sulla situazione nel paese teatro da giorni di manifestazioni contro e a favore del regime del presidente Bashar al Assad.

”Sono tornato in Siria dall’Italia due giorni fa, preoccupatissimo per le notizie apparse sulla stampa, italiana e straniera” racconta il vicario, già in passato Custode di Terra Santa, ”ma sono stato piacevolmente sorpreso dalla calma che ho trovato in città ad Aleppo, che mi hanno confermato essere presente anche in altri centri del paese, compresa la capitale Damasco”.

Monsignor Nazzarro precisa che ”le manifestazioni, è vero, si sono verificate, e a queste sono seguiti degli arresti. Ma parlare, come ho sentito fare ad alcuni, di centinaia di morti è un’esagerazione che non trova riscontri”. Secondo il vicario, inoltre, i disordini sono concentrati nel sud del paese ”agitato da tensioni di origine tribale e da un diffuso sottosviluppo” e non hanno niente a che vedere con il complesso tessuto religioso e sociale della Siria che, ha aggiunto ”può essere additata come esempio della pacifica convivenza tra le fedi e rispetto dei cristiani in Medio Oriente”.

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