Onu. La repressione in Siria ha fatto finora 2.600 morti

Pubblicato il 14 Settembre 2011 - 12:28 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente siriano Bashar al-Assad

NEW YORK, STATI UNITI – Le Nazioni Unite hanno alzato a 2.600 la stima dei morti in Siria durante la repressione del presidente Bashar al-Assad, ed hanno annunciato la nomina di tre investigatori con il compito di esaminare gli abusi dei diritti umani nel Paese, dove Assad continua ad uccidere i rivoltosi sfidando le condanne internazionali e dei suoi pochi alleati rimasti.

La nuova stima delle vittime, effettuata dall’United Nations Human Right Council, è stata resa nota tre settimane dopo che il Consiglio ha convocato una riunione di emergenza nel suo quartier generale di Ginevra per esortare Assad a por fine alla repressione della rivolta popolare, che è cominciata lo scorso marzo con l’intento di destituire il presidente, la cui famiglia governa la Siria da 40 anni. La stima dei morti effettuata dal Consiglio era stata di 2.400 a metà agosto, il che indica che Assad non ha posto fine ai massacri della sua popolazione.

Con un tale numero di morti, che continuano ad aumentare, l’Alto Commissario per i Diritti Umani Navi Pillay, ha sottolineato in una conferenza stampa a Ginevra che la situazione in Siria è ”spaventosa”.

I tre membri dell’Onu incaricati di investigare gli abusi sono guidati dal brasiliano Sergio Pinheiro, ex-investigatore della repressione politica in Birmania. Gli altri due sono il turco Yakin Erturk, docente di sociologia ed esperto di questioni femminili, e l’americana Karen Abu Zayd, ex-direttrice dell’ente delle Nazioni Unite che amministra gli aiuti per i rifugiati palestinesi.

Non è tuttavia chiaro come i tre incaricati potranno investigare gli abusi in Siria, considerato che Assad non gli ha dato il permesso di entrare nel Paese.