Siria, referendum sotto le bombe. E Assad lancia la sua sfida

Pubblicato il 26 Febbraio 2012 - 20:27 OLTRE 6 MESI FA

DAMASCO/BEIRUT – Due Sirie si sono fronteggiate oggi: quella degli elettori che hanno affollato i seggi a Damasco, Aleppo e altre città per un referendum su una nuova Costituzione proposta dal regime, e quella delle popolazioni delle aree vittime della repressione governativa continuata anche oggi, che hanno boicottato la consultazione.

L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), con sede a Londra, ha riferito che altre 31 persone hanno perso la vita nelle violenze, dopo che ieri un centinaio erano state uccise nella repressione. A Homs, precisa la fonte, nove civili sono morti sotto i bombardamenti del regime e quattro soldati lealisti sono stati uccisi in scontri con ribelli, mentre nel resto del Paese sono morti otto civili e dieci membri delle forze di sicurezza.

Il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) ha detto di non essere riuscito nemmeno oggi a raggiungere un accordo con le forze del governo e dei ribelli per evacuare i feriti dal quartiere di Bab Amro a Homs, tra i quali la giornalista francese Edith Bouvier e il fotografo irlandese Paul Conroy.

Saleh Dabbakeh, portavoce del Cicr a Damasco, ha detto all'ANSA che spera in "buone notizie" per domani.

Se all'inizio delle proteste, nel marzo 2011, la richiesta delle opposizioni era di una democratizzazione del sistema politico, undici mesi di sangue hanno cambiato la situazione e spinto il fronte anti-regime a boicottare il referendum odierno su una carta costituzionale che cancella il ruolo guida del partito Baath del presidente Bashar al Assad e apre la strada alla formazione di nuovi partiti che dovrebbero partecipare entro tre mesi a elezioni parlamentari.

A Damasco tuttavia l'affluenza alle urne è apparsa molto elevata, come ha constatato un giornalista dell'ANSA, in particolare nel quartiere cristiano di Bab Touma e attorno alla Piazza Saba Bahrat, o nei dintorni della Piazza degli Omayyadi, dove lo stesso Assad e sua moglie Assma hanno votato. "Sul terreno siamo noi i più forti", ha affermato Assad dopo aver deposto la scheda nell'urna.

Sostenitori del referendum hanno dato vita a caroselli di auto lungo il Viale Mezzeh e altre importanti arterie della capitale e la televisione ha trasmesso immagini in diretta di elettori che votavano in altre città. Anche le autorità tuttavia riconoscono che si attende una partecipazione al voto molto bassa nelle aree più colpite dalle violenze.

"Il referendum si sta svolgendo nella maggior parte delle province con un forte afflusso, con l'eccezione di alcune aree", ha sottolineato in un comunicato il ministero dell'Interno, che in serata ha reso noto di aver prorogato in alcuni governatorati di tre ore l'apertura dei seggi.

Sul piano internazionale, mentre il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha liquidato il referendum come "una farsa", l'emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al Thani ha detto che "questo non è un buon momento per tenere elezioni".

Ma molto prudente si è mostrato il segretario di Stato americano Hillary Clinton, che pur esortando direttamente l'esercito siriano a "far prevalere gli interessi del Paese", ha affermato che "tutti i siriani devono lavorare insieme nella ricerca di un migliore avvenire" e ha avvertito che un eventuale intervento esterno potrebbe precipitare una "guerra civile".

Il Consiglio nazionale siriano (Cns), principale formazione dell'opposizione, ha accusato proprio il regime di cercare di fomentare una guerra confessionale e ha lanciato un appello perché non cadano in questa trappola gli alawiti, la comunità sciita di cui fa parte Assad, ma nella quale si contano numerosi oppositori, tra i quali alcuni siedono nello stesso Cns.