Siria. Mille civili morti finora nella rivolta per la democrazia

Pubblicato il 2 Giugno 2011 - 13:02 OLTRE 6 MESI FA

Soldati siriani

ANTALYA, TURCHIA – Le forze siriane fedeli al presidente Bashar al-Assad intente a soffocare la rivolta popolare per la democrazia hanno bombardato la città di Rastan uccidendo 41 civili, inclusa una bambina di 4 anni, secondo quanto ha riferito telefonicamente alla Reuters da Damasco Razan Zaitouna, un avvocato che si occupa della tutela dei diritti umani. L’ennesimo eccidio è avvenuto mentre in Turchia è in corso un riunione dei leader dell’opposizione intesa a studiare i modi e i tempi della destituzione di Assad.

Le truppe di Assad hanno anche ucciso nove civili nella città di Hirak. Tra le vittime ci sono tre medici, un dentista e una bimba di 11 anni, tutti uccisi da cecchini o dagli assalti alle case di Hirak, dove sono arrivati i carri armati. Associazioni per la difesa dei diritti umani hanno detto che mille civili sono stati uccisi dai soldati nella rivolta contro Assad, la più grave sfida al suo potere dittatoriale che dura da 11 anni. La brutalità della repressione ha provocato proteste e sanzioni internazionali che però finora non hanno avuto alcun effetto.

Abdelrazaq Eid, un alto esponente del gruppo di opposizione Dichiarazione di Damasco, attualmente riunito nella città turca di Antalya, ha dichiarato: ”La rivoluzione in Siria è nata perchè il popolo vuole rovesciare il regime di Assad e noi siamo con il popolo. Il prezzo del sangue versato può solo essere la libertà”’. Ha aggiunto Eid: ”La dittatura non ha presentato nessuna proposta nulla che possa essere interpretata come una parvenza di buone intenzioni, ed ha perso ogni legittimità facendo strage del suo popolo”.

Le autorità siriane affermano che la rivolta è guidata da gruppi armati sostenuti da estremisti islamici e agitatori stranieri, e che 120 tra poliziotti e soldati sono stati uccisi. La riunione della Dichiarazione di Damasco in Turchia vede riunita una vasta gamma di oppositori di Assad, costretti a lasciare Siria negli ultimi 30 anni, che vanno da cristiani perseguitati a estremisti islamici scampati alla repressione negli anni ottanta.