Siria, Usa e Francia pronti a punire Assad: “Armi chimiche, sfida al mondo”

di Stefano de Paolis
Pubblicato il 30 Agosto 2013 - 21:48 OLTRE 6 MESI FA
Siria, Usa e Francia pronti a punire Assad: "Armi chimiche, sfida al mondo"

Barack Obama

NEW YORK (ANSA) – Gli Stati Uniti sono pronti, assieme alla Francia, a punire il regime siriano di Assad. Il presidente Barack Obama ha affermato di non avere ancora preso “una decisione finale” ma sulla sua determinazione non ha lasciato dubbi quando ha aggiunto che l’uso di armi chimiche in Siria è “una sfida al mondo” e “una minaccia ad alleati degli Usa come Israele, Turchia e Giordania“, “una minaccia agli interessi della sicurezza nazionale americana”.

Parole che arrivano poco dopo una durissima dichiarazione del segretario di Stato John Kerry. Almeno 1.429 persone, tra cui 426 bambini, sono morte a causa dei gas letali usati il 21 agosto alle porte di Damasco, ha detto presentando il rapporto dell’intelligence americana che inchioda l’ “assassino” Assad alle sue responsabilità. “Questo è’ l’indiscriminato, inconcepibile orrore delle armi chimiche. E’ ciò che Assad ha fatto al suo stesso popolo”. Kerry ha ribadito la determinazione americana ad agire contro il regime siriano, e dopo il ‘dietro-front’ di Londra, Obama ha fatto sapere che potrebbe lanciare anche da solo una azione militare.

Il condizionale è d’obbligo, ma l’attacco ora sembra di nuovo, e più che mai, imminente. A fianco di Obama ci sarà comunque “il più vecchio alleato degli Usa”, la Francia, come l’ha definita Kerry, rendendo omaggio al presidente francese Hollande che a sua volta preme sull’acceleratore e non esclude di passare all’azione quanto prima, senza attendere la riunione straordinaria del Parlamento francese, prevista per mercoledì.

Gli ispettori dell’Onu hanno ormai finito il loro lavoro sul campo e in queste ore stanno lasciando la Siria. Sabato 31 agosto saranno all’Aja, ma per il risultato dei test ci vorrà del tempo. Washington ha invece diffuso venerdì il suo atteso rapporto di quattro pagine sul dossier di intelligence raccolto dagli Usa, in cui si citano in particolare le intercettazioni di comunicazioni di ”un alto esponente del regime profondamente connesso con l’offensiva, che ha confermato l’uso di armi chimiche da parte del regime il 21 agosto”.

E per scacciare antichi fantasmi, Kerry ha sottolineato che le informazioni raccolte sono solide, e gli Usa non hanno alcuna intenzione di ”ripetere gli errori” commessi per l’Iraq, quando il suo predecessore Colin Powell espose di fronte al Consiglio di Sicurezza Onu ‘le prove’ che dimostravano il presunto possesso di armi di distruzioni di massa da parte di Saddam Hussein, poi mai trovate. Nè tantomeno sarà un’operazione stile Iraq o Afghanistan: “Non ci saranno truppe sul terreno e sarà un’azione limitata nel tempo”, ha assicurato. Kerry ha sottolineato anche che ”dopo 10 anni l’America è stanca della guerra. E anche io. Ma abbiamo le nostre responsabilità di fronte al mondo”.

Il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha affermato nelle ultime ore che “il nostro approccio è quello di continuare a cercare una coalizione internazionale che agirà di concerto”, ma non sembra più un imperativo. ”Ciò che viene preso in considerazione è di una natura così limitata, che non è necessario che vi siano anche altre capacità di altri Paesi”, ha d’altro canto affermato una fonte dell’amministrazione dopo che anche la Nato si è chiamata definitivamente fuori.

Hollande non intende tuttavia minimizzare la complessità di un blitz: “Ci sono pochi Paesi che hanno la capacità di infliggere una sanzione con i modi appropriati. Noi siamo pronti”, ha affermato.

Mosca intanto continua a non arrendersi all’inevitabilità di un attacco: azioni che oltrepassino il Consiglio di sicurezza dell’Onu, ”se si verificassero, attenterebbero gravemente al sistema basato sul ruolo centrale delle Nazioni Unite, dando un colpo serio all’ordine mondiale”, ha tuonato il Cremlino. Il vice ministro degli Esteri Ghennadi Gatilov ha ribadito dal canto suo che il governo russo rimane contrario ”a qualsiasi risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che possa essere usata per un’azione di forza contro la Siria”.

La cancelliera Angela Merkel spera però che la Russia cambi atteggiamento all’Onu, affinché si arrivi a una posizione comune sulla Siria; così come la ministro degli Esteri Emma Bonino, secondo cui ”anche se sembra più lento, più duro e a volte sembra non riuscire, la pressione diplomatica e politica è l’unica soluzione perseguibile”. Anche perché, ha paventato, ”da un conflitto drammatico e terribile corriamo il rischio di una deflagrazione addirittura mondiale”.