Il Tea Party vince, l’americano medio perde

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 16 Settembre 2010 - 17:13 OLTRE 6 MESI FA

Sarah Palin

Si avvicinano le elezioni di metà mandato del 2 novembre, ma per Barack Obama, dato in picchiata nei sondaggi, la vittoria potrebbe arrivare dallo stesso Partito repubblicano. In particolare, dal successo del Tea Party, il movimento spontaneo di destra emerso lo scorso anno sulla scia di una serie di proteste locali e nazionali contro la politica fiscale e sanitaria dello stesso Obama. Per intenderci, il movimento portato alla ribalta dall’ex governatrice dell’Alaska ed ex candidata alla vicepresidenza di John McCain, Sarah Palin.

Facendo leva sugli americani di quella destra conservatrice e liberale che non si riconosce più nel partito repubblicano istituzionale, il Tea Party ha visto vincere i propri concorrenti più estremisti alle primarie degli ultimi mesi, fino al clamoroso successo di Carl Paladino nella corsa per la poltrona di governatore dello Stato di New York.

Un successo che, appunto, potrebbe costar caro ai repubblicani più moderati, e agli elettori centristi che difficilmente si sentiranno di dare il loro voto ad un candidato che, tra l’altro, ha paragonato il presidente della Camera dello Stato di New York, l’ebreo Sheldon Silver, ad un “Anticristo”, e ha proposto di mandare i poveri nelle carceri a prendere “lezioni di igiene”, anziché dar loro assegni sociali.

L’ex presidente Bill Clinton ironizza, dicendo che “rispetto a questi nuovi candidati persino George W. Bush sembra un liberal”. Ed effettivamente di strada il Tea Party sembra averne fatta da quel 15 febbraio del 2005, quando, alla Borsa di Chicago, un commentatore televisivo invitò i trader a convocare un Tea Party e a buttar via i titoli derivati, in segno di protesta con il piano del governo federale di rifinanziare i mutui all’8 per cento delle famiglie che non riuscivano più a pagare le rate della casa.

Sotto il motto di “responsabilità fiscale, limiti al governo e mercati liberi”, il movimento è nato nel segno delle battaglie economiche. Ma il passato più recente ha visto numerose incursioni nel terreno dei valori: dalla “mamma-grizzly” Sarah Palin, antiabortista ma favorevole alla pena di morte, alla neo-candidata repubblicana al seggio del senato per il Delaware, Christine O’Donnell, convinta che la castità sia l’unica arma contro l’Aids.

Proprio questi sbilanciamenti conservatori potrebbero fare la felicità dei democratici. Tra americani restii agli estremismi del Partito del Tè, e lotte fratricide all’interno del Grand Old Party, ad affossare le proprie chance di vittoria sembrerebbe che i repubblicani ci stiano pensando da soli.