Cambogia, continuano gli scontri al confine con la Thailandia. Ottomila civili evacuati

Pubblicato il 22 Aprile 2011 - 21:09 OLTRE 6 MESI FA

BANGKOK – Continuano i combattimenti tra Thailandia e Cambogia. Soldati thailandesi e cambogiani stamani hanno combattuto con granate e pistole lungo la frontiera contesa, in uno scontro — il primo dalla dichiarazione dell’incerto cessate-il-fuoco di febbraio — in cui hanno perso la vita tre soldati thailandesi e 13 sono rimasti feriti.

Entrambe le parti hanno evacuato i villaggi e si sono accusate reciprocamente di aver dato il via allo scontro nella giungla intorno ai templi di Ta Moan e Ta Krabei nella provincia di Surin, nella Thailandia nordorientale, circa 150 chilometri a sudovest del tempio di Preah Vihear, che ha 900 anni e che lo scorso febbraio è stato al centro di una battaglia sanguinosa.

“La Cambogia ha iniziato ad attaccare la nostra base temporanea con fuoco di artiglieria e noi abbiamo risposto per difenderci”, ha detto il generale Thawatchai Samutsakorn dell’esercito thailandese. “Le tensioni si sono allentate per ora ma entrambe le parti mantengono le posizioni”.

Tre ranger thailandesi paramilitari sono stati uccisi e 13 feriti, ha detto la portavoce dell’esercito thailandese Sirichan Ngathong, aggiungendo che lo scontro è iniziato dopo che le truppe cambogiane si sono avvicinate violando il patto di cessate-il-fuoco.”Quando sono state avvertite, le truppe cambogiane si sono avvicinate e hanno iniziato a sparare”, ha spiegato la portavoce.

La Cambogia ha avuto dei morti ma non è chiaro quanti, ha detto il portavoce del ministero della Difesa cambogiano, il generale Chhum Socheat, precisando che le truppe hanno risposto al fuoco thailandese. Un testimone in un villaggio thailandese ha detto che alcune ore dopo lo scontro si sentivano ancora colpi d’arma da fuoco e bombardamenti sporadici. La battaglia è iniziata intorno all’alba ed è durata tre ore, ha aggiunto Chhum Socheat.

Circa 7.500 civili thailandesi nella zona sono stati evacuati per precauzione, mentre le autorità cambogiane hanno fatto lo stesso con 200 famiglie. Ora sul posto le armi tacciono, ma non è da escludere una ripresa dei combattimenti: negli scontri di febbraio, avvenuti attorno al Preah Vihear, si contarono quattro distinte scaramucce in altrettanti giorni, prima di raggiungere un cessate il fuoco che aveva retto fino a ora.

La esortazioni e la mediazione dell’Asean, l’organizzazione dei Paesi del sud-est asiatico, hanno potuto solo smorzare la tensione. Nonostante un’intesa per il dispiegamento di alcune decine di osservatori indonesiani, raggiunta a fine febbraio, la settimana scorsa – dopo aver dato per settimane l’impressione di mal tollerare l’accordo raggiunto dai rispettivi governi – ha messo in chiaro che non vede la necessità di accogliere osservatori esterni.

Quel che resta del Preah Vihear (Khao Phra Viharn in thailandese), un luogo di culto indù costruito dall’impero Khmer 900 anni fa, è stato assegnato dall’Onu alla Cambogia nel 1962, senza però determinare l’attribuzione di un’area circostante di 4,6 chilometri quadrati, ora reclamata da entrambi i Paesi. La ferita nell’orgoglio nazionalistico thailandese, mai completamente rimarginata, è stata riaperta nel 2008 quando l’Unesco ha inserito il tempio nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità.