BANGKOK, THAILANDIA – La netta vittoria del partito di opposizione Puea Thai guidato da Yingluck Shinawatra, sorella minore dell’ex-premier in esilio Thaksin Shinawatra, potrebbe rappresentare la fine del vecchio sistema politico thailandese dominato da militari e classi agiate e l’avvento della stabilità nel breve periodo, ma non produrrà una tregua duratura tra le opposte fazioni.
La grande vittoria del Puea Thai ha tratto origine essenzialmente dal suo collegamento con Thaksin, un ex magnate delle comunicazioni paladino delle classi povere, ed ha allontananto per ora la possibilità di tumulti, ma a giudizio degli analisti la rivalità tra il miliardario e lo schieramento dei conservatori è talmente profonda da rendere inevitabili futuri scontri.
”Questa elezione non è stata la battaglia finale tra Thaksin e i suoi nemici. Ce ne saranno altre”, rileva Kan Yuanyong, direttore del think tank Siam Intelligence Unit, che aggiunge: ”La Thailandia è ancora vulnerabile, ed anche se l’establishment di destra non avrebbe legittimità popolare se cercasse di interferire adesso dopo la vittoria del Puea Thai, aspetteranno che il partito e Thaksin commettano degli errori e torneranno alla carica”.
La stabilità in Thailandia potrebbe avere vita breve, e con il potere nuovamente nelle mani di Thaksin, che manovra dal suo esilio a Dubai dopo essere stato condannato per corruzione e destituito da un golpe militare nel 2006, si delineano nuovi problemi, specialmente se il Puea Thai cercherà di farlo amnistiare e consentirgli quindi di tornare in patria senza scontare la pena per corruzione.
Thaksin dice che non ha alcuna intenzione di agitare le acque, che è felice di vivere a Dubai, che vuole ritirarsi dalla politica e che quindi non ha alcuna intenzione di tornare a fare il primo ministro. Ma in Thailandia sono pochi quelli che gli credono. Jacob Ramsay, consulente della Control Risk di Singapore, ritiene ”una certezza assoluta che il Puea Thai cercherà di far tornare Thaksin come uomo libero. Gli esperti del partito esploreranno ogni opzione per varare nuove norme e trovare nuove strade perchè Thaksin sia amnistiato”.
Durante la campagna elettorale il Puea Thai ha ripetutamente alluso alla possibilità dell’amnistia per Thaksin, che è profondamente amato dalla popolazione rurale, milioni di persone, lasciata nella miseria dall’establishment dominante, e queste allusioni sono state probabilmente decisive nell’entusiasmare i suoi sostenitori ed aumentare il margine di vittoria del partito.
Yingluck subirà forti pressioni per far tornare il fratello in Patria. Ma anche se il suo partito ha vinto con un ampio margine, la questione dell’amnistia potrebbe creare ulteriori divisioni in Thailandia. I rivali di Thaksin, le camice gialle dell’Alleanza per la Democrazia, non sembra che abbiano per ora intenzione di mobilitarsi, anche perchè facendolo ora provocherebbero la reazione dei sostenitori di Thaksin, le camice rosse, che l’anno scorso si sono rivolati contro il governo mettendo Bangkok a ferro e fuoco e scontrandosi con i militari per nove settimane con un bilancio di 91 morti.
”Ma sarebbe una sorpresa – osserva in una nota Citigroup Global Markets – se gli avversari di Thaksin non ricorressero alle leggi elettorali esistenti e non si rivolgessero ai tribunali come mezzo per indebolire, aggirare e invalidare l’ampio mandato elettorale ricevuto da Yingluck e dal suo partito Puea Thai”.