Toto-Papa, il “Grande Centro” e i veti incrociati: conservatori e progressisti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Febbraio 2013 - 13:22| Aggiornato il 24 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non conterà tanto la nazionalità quanto la linea politica e al limite il continente di provenienza nella designazione del successore del dimissionario papa Benedetto XVI, che dal 1° marzo tornerà a chiamarsi solo Joseph Ratzinger. Si parla del ritorno di un Papa italiano, dopo 35 anni in cui si sono alternati un polacco e un tedesco, ma la questione centrale è se il prossimo pontefice sarà ancora europeo oppure se per la prima volta sarà extra-europeo.

Ratzinger, 86 anni, è cardinale ma ha sforato i limiti d’età e resterà fuori dal Conclave. Ma dentro ci saranno i 74 cardinali elettori che ha nominato in 5 concistori nei suoi otto anni di papato. Se votassero come un sol uomo, arriverebbero a una spanna dalla maggioranza dei due terzi, 78 su 117, che serve per eleggere il prossimo capo della Chiesa. Probabilmente non andrà così, ma comunque il “Grande Centro” di Benedetto XVI peserà molto sul risultato finale, come scrive Carlo Marroni sul Sole 24 Ore: “Un blocco d’ordine che ha ereditato la maggioranza ratzingeriana del 2005”. Ma all’interno di quella maggioranza ci sono progressisti e conservatori. Il “Partito dell’Appartamento”, ovvero l’inner circle di Ratzinger, e la corrente che fa capo al segretario di Stato Tarcisio Bertone.

È classificabile come conservatore Angelo Scola, messo da Benedetto XVI e contro il parere di molti nella Curia alla guida della diocesi di Milano. Un fatto senza precedenti perché Scola era Patriarca di Venezia. Nato 72 anni fa a Malgrate (Lecco), Scola è un teologo che aveva lavorato insieme a Ratzinger nella rivista Communio ed era stato consulente per la Congregazione della Dottrina della Fede quando l’attuale Papa era prefetto. Da sempre vicino a Comunione e Liberazione, nel 1979 insieme ad altri ciellini come Formigoni andò a fare una lezione privata a Silvio Berlusconi su temi di filosofia e antropologia.

Teologo e pensatore, come Ratzinger, è il responsabile della Cultura in Vaticano, Gianfranco Ravasi, anche lui nato in provincia di Lecco nell’ottobre del 1942. Possiamo parlare di un “volto televisivo”, perché conduce dal 1988 “Le frontiere dello spirito”, un programma che va in onda su Canale 5 alle 8:50 di ogni domenica mattina.

Allievo di Ratzinger è Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, 68 anni. Figlio del conte von Schönborn e di una baronessa, è nato in Boemia 68 anni fa, quasi un giovane all’interno del conclave. Mischia elementi di conservatorismo ad aperture sul ruolo universale della Chiesa e sulla teoria dell’evoluzione.

L’arcivescovo di New York Timothy Dolan ha dalla sua parte la “giovane” età, 63 anni. Dopo i limiti fisici che Ratzinger ha evidenziato come motivo delle sue dimissioni, la questione dell’età oltre a quella dell’uomo d’azione è un aspetto non secondaria. Sono requisiti che non mancano a Dolan, che però sconta il suo essere americano. In Vaticano gli Usa non incontrano particolari favori. Con l’attuale presidente Obama la diffidenza è reciproca.

Se si prende in considerazione l’età, nessuno fra i papabili è in pole-position come Luis Antonio Tagle, nominato cardinale a novembre. Nato 55 anni fa, filippino di origini cinesi, è molto vicino al movimento dei focolarini, e le sue origini potrebbero servire a diminuire le distanze con Pechino.

Fra i più “progressisti” possiamo annoverare il brasiliano Odilo Pedro Scherer, nato nel 1949 nel sud del Brasile da genitori tedeschi. Arcivescovo di Sao Paulo, Scherer è uno dei cardinali più attivi su Twitter.

Infine l’ipotesi suggestiva di un “Papa nero”. Quello che la incarna con qualche possibilità di successo è Peter Kodwo Appiah Turkson, ghanese di 65 anni.