Trump e il bando agli immigrati: verso la “deportazione” di 8 milioni di persone

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Febbraio 2017 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON – La stretta sull’immigrazione del presidente americano Donald Trump potrebbe spianare la strada a rastrellamenti e arresti di una portata che non si vedeva da almeno un decennio. Fino a otto milioni di persone presenti illegalmente negli Stati Uniti potrebbero essere essere espulse, secondo le stime del Los Angeles Time.  

I bersagli dell’espulsione appartengono a un gruppo molto più ampio di quelli che, loro malgrado, recentemente hanno creato caos negli aeroporti e catturato l’attenzione pubblica. Negli ultimi dieci anni, dai sette Paesi di cui la maggior parte dei visitatori è temporaneamente bloccata (Yemen, Sudan, Iran, Iraq, Siria, Somalia e Libia), negli Stati Uniti sono entrate meno di 1 milione di persone.

Lungi dal considerare solo i “cattivi hombres”, come ha detto ripetutamente Trump, il suo nuovo ordine consente agli agenti dell’immigrazione di trattenere più o meno chiunque entri in contatto con chi ha attraversato illegalmente la frontiera.

Espulsioni di questa portata potrebbero avere conseguenze sulle famiglie, che verrebbero separate; le aziende di alimentari che riforniscono gli immigrati potrebbero venire chiuse; potrebbero andare a male le coltivazioni agricole e altre aziende che basano la forza lavoro sugli immigrati, a causa della carenza di manodopera. Non solo: i rapporti tra Stati Uniti e i Paesi che ricevono il flusso di espulsi, in particolare l’America Latina, potrebbero diventare tesi; il sistema di sicurezza sociale, che molti immigrati che lavorano clandestinamente pagano con un numero falso di identificazione, subirebbe un duro colpo.

Le nuove direttive rappresentano una vasta estensione rispetto all’attenzione dell‘ex presidente Obama sui nuovi arrivi, sui trasgressori in materia di immigrazione e le persone con più reati penali.

Le procedure di Trump indicano agli agenti di espellere non solo le persone condannate per reati, ma anche coloro che, pur non avendo carichi penali, si ritiene possano aver commesso “atti che costituiscono un reato”.  A quest’ultima tipologia potrebbero appartenere i 6 milioni di persone entrate negli Usa senza attraversare i valichi di frontiera ufficiali.

Il resto delle 11,1 milioni di persone che si trovano nel Paese clandestinamente, secondo uno studio del Pew Research Center, si ritiene siano entrate con un visto valido ma rimaste oltre la data di scadenza.

Tra gli 11,1 milioni ci sono circa 8 milioni di persone che nella maggior parte dei casi hanno lavorato violando la legge. La direttiva di Trump, sollecita a colpire chi, compilando i moduli, ha mentito.

I cambiamenti mirano a scoraggiare l’immigrazione clandestina con la minaccia dell’espulsione, e a interrompere l’accesso ai servizi sociali, alle possibilità di lavoro; un approccio che Mitt Romney, nel 2012 candidato repubblicano alle presidenziali, definisce “auto-espulsione”.

La Casa Bianca ha insistito che l’intento è quello di sradicare chi mette in pericolo gli americani. I collaboratori di Trump hanno sottolineato che 124 persone, rilasciate dopo essere state in custodia dal 2010 al 2015, hanno continuato a essere accusate di omicidio, secondo i dati forniti dall’Immigration and Customs Enforcement.

“La priorità non è l’espulsione di 6 milioni di persone ma i criminali che vi si nascondono e che non potranno più farlo”, ha sostenuto un funzionario della Casa Bianca. Questi cambiamenti l’ultima volta sono stati stati visti negli anni della presidenza di George W. Bush. Dopo che nel 2007, furono interrotti i colloqui con il Congresso sulla riforma globale dell’immigrazione, furono perquisite fabbriche e stabilimenti.

Durante la presidenza Obama, il governo sospese le incursioni nei cantieri, le espulsioni diminuirono. Tra il 2009 e il 2016 sono scese di oltre il 70%. Gli agenti dell’immigrazione vorranno perseguire i criminali e le persone che rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale, e la direttiva di Trump dà loro ampio margine di manovra e già alcuni segnali indicano che gli agenti hanno accettato gli ordini del presidente.

Alla fine di gennaio, gli esperti di politica dell’immigrazione di Trump hanno fornito un documento di 20 pagine agli agenti dell’Homeland Security (la sicurezza interna) in cui viene esposta una lista di misure: quasi raddoppia il numero di detenzione per clandestini a 80.000 al giorno, così come il porre freno ai programmi che permettono di lasciare la custodia e il controllo degli agenti federali o indossare la cavigliera elettronica mentre i loro procedimenti sono al tribunale per l’immigrazione.

Agli agenti dell’Homeland Security è stata distribuita una nota di 11 pagine su come mettere in atto l’obbiettivo di Trump. Tra le altre misure, il documento suggerisce di ampliare l’uso del processo di espulsione che aggira i tribunali d’immigrazione e permette agli agenti di espellere immediatamente gli stranieri, dopo la cattura.

Il procedimento, chiamato espulsione accelerata, ora si applica solo agli immigrati che vengono arrestati entro 100 miglia del confine e che non esprimono il timore di credibile persecuzione nel loro paese. Il programma potrebbe essere esteso più lontano dal confine e indirizzato a coloro che hanno vissuto illegalmente negli Stati Uniti, per un massimo di due anni.

Attribuendo maggiore autorità agli agenti dell’immigrazione, Trump ha messo la sua amministrazione sui binari giusti per aumentare le espulsioni oltre il 75%, solo nel suo primo anno di carica. Soddisferebbe il livello del 2012, al termine del primo mandato di Obama, quando più di 400.000 persone furono espulse. Lo scorso anno è passato a 236.000, grazie alla diminuzione dell’immigrazione clandestina e agli agenti a cui sono stati dati limitati obbiettivi di espulsione.

Anche se Trump ha fatto marcia indietro sull’espulsione degli 11,1 milioni di immigrati che si stima si trovino nel paese illegalmente, sta già affrontando la pressione della sua base affinché vada al di là del suo ordine esecutivo e ponga fine al programma di Obama, che ha concesso permessi di lavoro a più di 750.000 immigrati entrati illegalmente negli Stati Uniti quando erano bambini.