Elezioni Tunisia: affluenza record. Islamici moderati in testa

Pubblicato il 24 Ottobre 2011 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA

TUNISI – La Tunisia aspetta col fiato sospeso di conoscere un po’ di piu’ del suo futuro dopo il primo voto libero post Ben Ali. E’ stato comunque un voto con il sorriso sul volto di tutti quelli – quasi il 90% degli aventi diritto – che sono andati alle urne per scegliere i 217 componenti l’Assemblea costituente.

Un voto che ha segnato un’affluenza record e al quale il Paese e’ arrivato dopo una campagna elettorale lunghissima. Infatti, se quella ufficiale e’ cominciata il 4 ottobre, quella reale e’ partita gia’ agli inizi dell’estate, quando in un primo momento era stato annunciato che si sarebbe andati alle urne il 24 luglio. Il rinvio della data (per motivi organizzativi) piuttosto che allontanare le ostilita’ ha dato il via ad una lunghissima stagione politica, apparentemente affrontata con distacco, quasi con aplomb, ma che sottotraccia e’ stata durissima, a tratti anche violenta.

Con il voto  la Tunisia non mette solo in gioco il suo futuro, ma soprattutto l’essenza stessa dello Stato che, sino ad oggi, ha vantato la sua sostanziale laicita’, pur se c’e’ chi sottilizza su laicita’ dello Stato e laicita’ del Paese, che e’ differenza sostanziale. Ma la Tunisia sa anche che, se a vincere o ad essere determinanti in un eventuale governo di coalizione fossero gli uomini di Ennahdha, sarebbe costretta a rivedere le sue stesse fondamenta.

L’ombra lunga dell’islam si e’ proiettata sulla Tunisia sin dalla caduta di Ben Ali, strenuo difensore dello Stato laico e che per questo aveva messo al bando i partiti confessionali, Ennahdha in testa. Ma, con l’ex dittatore in fuga, Rached Gannouchi, leader di Ennahdha, ha potuto fare ritorno in patria tra migliaia di islamici festanti.

Ennahdha, in questi mesi, ha messo a frutto, politicamente parlando, il suo intrinseco legame con l’islam, ma anche una organizzazione capillare, fatta di presenze in tutte le citta’ e i villaggi, dove e’ stato ben difficile distinguere il profilo del semplice fedele islamico da quello dell’attivista politico. Tutto questo potrebbe avere contribuito a fare di Ennahdha una formidabile macchina di consensi, raccolti tra chi, in Tunisia, e’ stato deluso da chi l’ha governata in passato e spera che il partito di Gannouchi, rifacendosi alla religione, porti il paradiso in terra.

L’ampiezza dei numeri ha fatto si’ che Ennahdha abbia raccolto le previsioni di vittoria un po’ da parte di tutti gli analisti, cauti comunque nell’accreditarlo a piu’ del 30 per cento. Ma a Gannouchi non e’ bastato perche’ ha detto di aspettarsi almeno il 50 per cento e che se dalle urne dovesse uscire un risultato diverso sara’ per brogli. Ed allora, ha minacciato, scenderemo in strada. Frasi pesanti (stigmatizzate da tutti, anche dal premier Beji Caid Essebsi) che pero’, commenta qualcuno, potrebbero essere il sintomo di un pizzico di insicurezza, mascherata da un atteggiamento arrogante.

Le parole degli uomini di Ennahdha, intrise di islamismo, stanno comunque trovando cattiva accoglienza soprattutto dalle donne che intuiscono benissimo che, con Ennahdha al governo, le liberta’ conquistate da 50 anni a questa parte potrebbero subire un, per cosi’, dire, ridimensionamento in salsa integralista. La battaglia quindi e’ durissima e gli avversari di Ennahdha – il Polo democratico ed Ettakatol – sembrano avere recuperato terreno negli ultimi giorni, giocando la carta della tolleranza e sottolineando che troppo spesso le due facce della ”medaglia Ennahdha” sono troppo diverse, quasi in palese contraddizione.

(Foto Ap/LaPresse)