ANKARA, 2 SET – Accordi militari sospesi e l’ambasciatore israeliano cacciato. La Turchia si è risvegliata a oltre un anno dallo schiaffo della Mavi Marmara, a quel blitz dei militari israeliani alla nave di Ankara Flotilla Freedom che voleva portare aiuti a Gaza.
Il ministero degli Esteri Ahmet Davutoglu ha detto la Turchia non riconosce la legalità del blocco israeliano di Gaza. E’ una ritorsione dopo lunghi mesi di attesa quella da parte del governo guidato da Recep Tayyp Erdogan. Israele non ha mai chiesto scusa, non ha mai provato a ricucire i rapporti dopo i 9 uccisi e gli errori dei giovani soldati israeliani.
Quel raid contro gli attivisti filo palestinesi non ha avuto giustizia secondo la Turchia, così la rappresentanza israeliana ad Arkara si riduce la Turchia riduce la sua rappresentanza diplomatica in Israele al livello di un secondo segretario.
E’ una crisi che si temeva da tempo. Era nell’aria, ma fra abili destrezze diplomatici si era scapata. Adesso al premier israeliano Benjamin Netanyahu non è rimasto che convocare una riunione d’urgenza e capire cosa fare, anche alla luce del Rapporto Palmer delle Nazioni Unite.
Secondo l’Onu il il blocco navale di Israele a Gaza “è legale”, Tel Aviv ha diritto a controllare quello che arriva, ma il comportamento verso la Mavi Marmara “è stato eccessivo e irragionevole”. Israele ha ucciso a bruciapelo secondo le conclusioni della commissione Palmer e le autorità israeliane non sono riuscite a fornire “spiegazioni soddisfacenti” sulle uccisioni dei nove passeggeri sulla Flotilla.