Ucraina. Domenica si vota, superfavorito re del cioccolato Petro Poroshenko

Pubblicato il 25 Maggio 2014 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA
Petro Poroshenko

Petro Poroshenko

UCRAINA, KIEV – Voto storico, ma terribilmente difficile domenica in Ucraina. I 35,5 milioni di elettori della repubblica ex sovietica sono chiamati alle urne per eleggere il successore del deposto presidente filorusso Viktor Ianukovich, e il favorito – secondo i sondaggi – è l’oligarca filo-occidentale Petro Poroshenko, noto a tutti come il ‘re del cioccolato’, che potrebbe addirittura conquistare la poltrona di capo di Stato al primo turno. Ma le elezioni sono a serio rischio nelle regioni “separatiste” dell’est – Donetsk e Lugansk – sconvolte da metà aprile da sanguinosi combattimenti tra le truppe fedeli a Kiev – sia regolari che paramilitari – e gli insorti separatisti.

E i morti finora sono più di 150, di cui almeno 26 tra venerdi e sabato. Pochi giorni fa la Commissione elettorale centrale ucraina aveva annunciato che il diritto di voto di circa due milioni di cittadini era minacciato dagli scontri e dall’occupazione manu militari di vaste zone dell’est da parte dei miliziani filorussi. Ma i numeri potrebbero anche essere più alti. I separatisti controllano infatti ormai la maggior parte delle commissioni elettorali distrettuali di quello che è il cuore minerario e industriale dell’Ucraina (20 su 34 già sabato), e uno dei leader degli insorti, Roman Liaghin, sembra non avere dubbi sul fatto che domenica nella città di Donetsk non si voterà.

E la ragione è molto semplice: nessuno dei seggi elettorali sarà aperto perchè – sostiene il funzionario dell’Autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk – “tutti i sigilli e i bolli” sono in mano ai filorussi. La situazione è davvero critica. Il governo di Kiev – nato dalla rivolta filo-occidentale (ma soprattutto anti-Ianukovich) di Maidan – ha deciso di schierare 75mila uomini per rendere possibile il voto in Ucraina, ma oggi il vice ministro dell’Interno Serghii Iarovii ha dovuto ammettere che nelle regioni di Donetsk e di Lugansk la polizia sarà in grado di permettere l’afflusso ai seggi elettorali solo in nove distretti su 34. Il premier Arseni Iatseniuk però punta molto sulle presidenziali di domenica, che legittimerebbero il nuovo potere, e ha invitato i cittadini ad andare a votare per “difendere l’Ucraina con le schede elettorali” e dimostrare “al mondo intero” che gli ucraini non possono “essere intimiditi”.

Il riferimento è alla minaccia rappresentata secondo Kiev dalla Russia, che il governo ucraino accusa di supportare e armare gli insorti. Dal Cremlino però sono recentemente arrivati dei segnali di apertura. Dopo l’inizio di un ritiro – almeno parziale – delle truppe russe ammassate al confine con l’Ucraina, ieri, al forum economico di San Pietroburgo, Vladimir Putin ha dichiarato che Mosca “rispetterà la scelta del popolo ucraino” alle presidenziali e lavorerà col capo di Stato eletto, anche se – ha precisato – le condizioni in cui si svolgeranno le elezioni non rispettano gli standard internazionali, perchè nel Paese vicino è “in corso una guerra civile senza quartiere”.

Un primo spiraglio per il dialogo è stato però aperto e oggi lo ‘zar’ ha ribadito la sua promessa sia a margine del forum di San Pietroburgo che in una telefonata congiunta con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande. Ma dall’antica capitale dell’Impero russo Putin da un lato assicura che “non ci sarà una nuova guerra fredda” perchè “non è nell’interesse di nessuno”, e dall’altro torna a brandire la sua arma più potente – il gas – tuonando che “le dichiarazioni” dei governi occidentali “sulla necessità di ridurre la dipendenza energetica della Russia sono assolutamente stupide” e ribadendo che Mosca non ha alcuna intenzione di abbassare il prezzo del metano per Kiev (485 dollari per mille mc, uno dei più alti di sempre).

La questione è molto delicata, perchè dall’Ucraina passa circa la metà del gas russo diretto in Europa, e Mosca minaccia di chiudere i rubinetti del metano il 3 giugno se non riceverà da Kiev 1,66 miliardi di dollari come pagamento anticipato per il prossimo mese.