Ultimatum alle svizzere, causa alle altre: la guerra di Obama alle banche

Pubblicato il 5 Settembre 2011 - 12:52 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON – Obama farà causa alle banche per recuperare i soldi spesi per il crac dei mutui subprime e intanto lotta contro le banche svizzere sospettate di proteggere circa 4500 potenziali evasori fiscali. Barack Obama, insomma,  batte con decisione la strada della guerra agli istituti di credito.

L’ultima mossa, in mero ordine cronologico, è l’ultimatum a Credit Suisse e altri nove istituti. Ultimatum firmato dal viceministro della giustizia  James Cole che suona più o meno così: “Fuori la lista coi nomi dei probabili evasori fiscali fuori entro il sei settembre o saranno sanzioni”. In ballo, secondo le stime Usa, ci sono capitali, da recuperare e tassare, stimati attorno a 50 miliardi di dollari. Tutti soldi nascosti in Svizzera da quasi 4500 correntisti statunitensi.

La storia, in realtà, ha origine diversi mesi fa. L’amministrazione Usa sa che gran parte dei soldi americani in Svizzera sono coperti da conti della banca Ubs e decide di forzare la mano: fuori i nomi o scatta una maxi-multa da 780 milioni. L’istituto prova a tenere il punto, poi tratta e cede. Al momento di  consegnare la lista, però, i 4450 correntisti americani non ci sono più, hanno tutti spostato i soldi in altre banche svizzere, la Credit Suisse e nove istituti minori.

Per Cole è uno smacco. Bisogna ricominciare da capo e non è facile perché le 10 banche non danno l’impressione di voler seguire la strada di Ubs. Il 4 settembre arriva l’ultimatum: senza i nomi a Credit Suisse e agli altri istituti verrà di fatto impedito di effettuare transazioni negli Usa. Il tutto in aggiunta a multe che complessivamente potrebbero arrivare a 2,6 miliardi di dollari. Francia e Germania, che con le banche svizzere avevano problemi analoghi, alla fine si sono accordati cedendo sulla segretezza ma ottenendo in cambio le tasse sugli interessi accumulati. Obama sembra volere di più, ma è presto per capire come andrà a finire.

Qualche giorno prima, invece, era stata la volta dell’attacco a 17 tra le maggiori banche del mondo. Quelle per intenderci che aveva contribuito a salvare dalla bancarotta. Tutto ruota attorno ai cosiddetti mutui subprime e ai debiti (33 miliardi di dollari) delle società Freddie Mac e Fannie Mae, quelle che avrebbero dovuto vigilare sul mercato immobiliare e che George Bush jr fu costretto a nazionalizzare per evitare il crac. Obama ha deciso di fare causa a chi non ha controllato, forse facendo leva anche sull’umore di chi vede nelle banche le principali responsabili della crisi. C’è chi ha esultato ma non i mercati che, il venerdì dopo l’annuncio della causa hanno chiuso in profondo rosso.

Obama, però, colpisce lo stesso: un po’ in America, un po’ nella zona Ue e un po’ in Svizzera. Strategia per recuperare soldi e consenso. E c’è anche dell’altro: la strategia del presidente per sollevare il Paese dal pantano della crisi passa proprio per una banca da creare ad hoc, una banca delle infrastrutture che, nei suoi piani, dovrebbe creare occupazione e che, ha scritto il quotidiano La Stampa, dovrebbe portare posti di lavoro soprattutto nelle zone più colpite dalla crisi come il Midwest.