Usa. Fiato sospeso per azioni terroristiche preannunciate da Al Qaeda

di Licinio Germini
Pubblicato il 4 Agosto 2013 - 10:54 OLTRE 6 MESI FA
Il leader di Al Qaeda Ayman al-Zawahiri

Il leader di Al Qaeda Ayman al-Zawahiri

WASHINGTON, STATI UNITI – Fiato sospeso per l’allarme terrorismo di matrice qaedista lanciato due giorni fa dagli Stati Uniti e confermato dall’Interpol a Lione. E il complotto terrorista che ha provocato la chiusura delle ambasciate Usa sarebbe già in corso, a quanto ha rivelato la Cbs quando in Medio Oriente erano le prime ore di domenica. Ovviamente non si conosce nè tempi nè luoghi dei possibili attacchi.

Funzionari dell’intelligence, scrive il sito della CBS, hanno ricevuto una segnalazione da una fonte affidabile secondo cui il complotto principale è in corso, che la squadra incaricata di portarlo a termine e’ stata selezionata e si troverebbe gia’ sul posto scelto per l’attacco, che dovrevve avvenire domenica. La segnalazione finisce qui. Ciò che le autorità non hanno è ll’orario e il bersaglio dell’attacco, motivo per cui e’ stato deciso di prendere tutte le misure precauzionali come la chiusura delle ambasciate in oltre 20 paesi.

Rivelazioni da brividi che confermano quello che per tutta la giornata di sabato e’ stato detto e ripetuto a Washington da autorita’ militari e vertici politici: ”Siamo di fronte a un flusso di minacce significative a cui stiamo reagendo”, ha affermato il generale Martin Dempsey, capo degli stati Maggiori Riuniti delle Forze armate ai microfoni della Abc. ”Queste minacce – ha aggiunto Dempsey – sono piu’ specifiche rispetto al passato e il loro scopo non e’ solo attaccare gli Stati Uniti ma l’Occidente”.

Sulla stessa linea Peter King, presidente della sottocommissione Terrorismo e Intelligence del Congresso di Washington: ”Non abbiamo piu’ dubbi che ci sia un complotto e che si stiano preparando gravi attacchi. Sono circa sette-otto anni che partecipo a briefing e vengo informato in modo regolare su questi temi. E posso dire – spiega alla Cnn – che questa e’ la minaccia piu’ specifica che abbia mai visto finora. Qui non si tratta solo di connettere le supposizioni: c’e’ una informazione molto specifica sul fatto che si stanno pianificando attacchi. Ma ovviamente non sappiamo dove”.

Lo stesso presidente Barack Obama, pur non avendo cambiato il suo programma, dalla residenza di Camp David resta costantemente informato su ogni sviluppo dal suo team della Sicurezza Nazionale. Qui dovrebbe rimanere anche domenica per festeggiare il suo cinquantaduesimo compleanno. Sabato il presidente ha giocato a golf, tuttavia il clima e’ pesante. L’America sta vivendo con ansia crescente la domenica in cui il Dipartimento di Stato ha stabilito la chiusura di 22 tra ambasciate e consolati in Nord Africa, l’Asia centromeridionale e soprattutto la penisola Arabica.

Proprio nello Yemen, dove resistono molte delle cellule fondamentaliste legate ad Al Qaeda, si concentra l’attenzione non solo degli Usa, ma anche degli altri Paesi: la Gran Bretagna, la Francia e la Germania hanno deciso di seguire la scelta americana e chiudere le loro sedi diplomatiche di Sanaa. Il governo italiano ha deciso invece di lasciare l’ambasciata aperta, ma di ridurre al minimo il personale e invitare tutti, come informa la Farnesina, a comportamenti di ”massima cautela”.

Anche l’Interpol ha lanciato il suo allarme riferendo che c’e’ lo zampino di Al Qaida dietro ai recenti assalti armati alle carceri in Iraq, Libia e Afghanistan, con l’evasione di centinaia di estremisti e terroristi. Da Lione ha anciato un appello ai 190 paesi membri perchè indaghino su eventuali collegamenti tra gli episodi. “Sospettando l’implicazione di Al Qaeda in diverse evasioni che hanno consentito la fuga di centinaia di terroristi e criminali, l’Interpol ha lanciato un allarme globale perchè si stabilisca se questi episodi recenti siano coordinati o collegati”, ha scritto in una nota l’organizzazione di polizia internazionale.

L’Interpol ha aggiunto che episodi di evasione di questo tipo sono avvenuti in nove Paesi membri, fra cui Iraq, Libia e Pakistan. In Iraq il 22 luglio almeno 500 detenuti, fra cui diversi combattenti di Al Qaeda, sono riusciti a evadere dal famigerato carcere di Abu Ghraib in un attacco armato ben coordinato. Il 27 luglio, in seguito a una rivolta dal carcere di Bengasi, in Libia, circa 1.000 detenuti sono fuggiti, un centinaio dei quali poi ripresi. Il 29 luglio in un attacco armato notturno in grande stile rivendicato dai talebani al carcere di Dera ismail Khan, in Pakistan, sono evasi 243 detenuti, fra cui molti talebani ed estremisti.