Corte Suprema Usa, Obama sceglie. Repubblicani: “Non può”

di redazione Blitz
Pubblicato il 16 Marzo 2016 - 18:11| Aggiornato il 17 Marzo 2016 OLTRE 6 MESI FA
Usa, per Corte Suprema Obama sceglie Garland. Repubblicani..

Corte Suprema Usa Obama sceglie Garland ma i repubblicani annunciano fuoco e fiamme

NEW YORK – Il presidente americano, Barack Obama, nominerà Merrick Garland alla Corte Suprema, al posto di Antonin Scalia. Ma la scelta di Garland non viene vista di buon occhio dai Repubblicani e quella per la Corte Suprema si annuncia come una battaglia in Senato.

Garland, 63 anni, ebreo, giudice della Corte d’Appello del Distretto di Columbia, era già stato considerato da Obama in precedenza per la Corte Suprema, ma poi la sua scelta era ricaduta su altri candidati. Garland é nato a Chicago e ha studiato a Harvard, divenendo direttore di ‘The Harvard Law Review’. E’ stato Bill Clinton a nominarlo alla Corte d’Appello a Washington nel 1995. Senza Scalia, la Corte Suprema è divisa fra quattro giudici conservatori e quattro giudici liberali.

La nomina di Obama potrebbe spostare l’equilibrio a sinistra per la prima volta in decenni. Presentando Merrick Garland il presidente Barack Obama ha ricordato che ha guadagnato l’apprezzamento bipartisan di democratici e repubblicani e degli esperti legali e ha invitato il Senato, che deve approvare la nomina, a fare il suo lavoro e a prenderla seriamente. “Siate corretti”, ha aggiunto, lanciando un appello ai senatori per ribadire che Garland è la persona giusta e si merita la conferma. Finora i repubblicani, che controllano il Senato, si sono dichiarati contrari ad una nomina del genere negli ultimi 10 mesi di mandato presidenziale, convinti che spetti al prossimo presidente.

Si preannuncia quindi un muro contro muro tra la Casa Bianca e partito repubblicano: Mitch McConnell, leader della maggioranza repubblicana al Senato, ha confermato la sua decisione di non esaminare la nomina spiegando che si tratta di questione di “principio e non di persona”. McConnell vuole evitare “ciò che sarebbe certamente un’aspra battaglia, a prescindere da quanto valida sia la persona nominata dal presidente”, e ritiene che sulla decisione debbano avere “voce” gli elettori.