Usa: è l’aborto il principale ostacolo per il passaggio della riforma sanitaria
La riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama molto probabilmente sarà approvata dal senato giovedì, dopo la precedente approvazione della camera. Poi le due versioni della riforma dovranno essere conciliate, e qui casca l’asino, come scrive il New York Times.
Durante il dibattito senatoriale che ha portato i democratici a spianare la strada verso l’approvazione, molti elementi contenuti nel testo della riforma licenziata dalla camera sono stati modificati o sostanzialmente cambiati, come l’eliminazione della public option.
Ma l’argomento che renderà difficile conciliare i testi di camera e senato è soprattutto l’aborto. Le divisioni su questo tema sono profonde tra i democratici, che, alla camera, sono divisi tra conservatori e progressisti.
Entrambi, per ragioni diverse, non sono favorevoli al compromesso raggiunto in senato per cui nella riforma sanitaria non sono previsti fondi federali per l’aborto. Starà quindi allo speaker della camera, Nancy Pelosi, metter d’accordo tutti.
Ma qualsiasi cambiamento la camera volesse apportare al testo senatoriale manderebbe tutto all’aria. Dopo l’approvazione del senato, i negoziati con la camera per unificare il testo del disegno di legge dovrebbero durare almeno un paio di mesi, durante i quali ci si aspetta che la Casa Bianca eserciterà forti pressioni per ottenere il suo obiettivo. Ma non sarà un impresa facile.
Il pacchetto del Senato promette di assicurare oltre 30 milioni di americani attualmente senza mutua, a un costo di 871 miliardi di dollari in dieci anni e con la prospettiva di 132 miliardi di dollari di riduzione del deficit. Di un appuntamento con la storia ha parlato, dall’alto dei suoi 36 anni da senatore, il vice-presidente Joe Biden, lanciando un appello agli ex colleghi, e soprattutto agli ex colleghi progressisti.
”Condivido la loro frustrazione perchè il piano non include l’opzione pubblica”, ha scritto Biden in un articolo pubblicato sulla pagina delle opinioni del New York Times: «Ma non c’è ragione di buttar via l’altra mezza pagnotta. E se la legge muore non ci sarà un’altra occasione per votare sì”.