Usa, elezioni. In Michigan Romney si gioca la nomination repubblicana

Pubblicato il 28 Febbraio 2012 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA

Rck Santorum e Mitt Romney

DETROIT, STATI UNITI – Massima incertezza nella lotta tra Rick Santorum e Mitt Romney alle due primarie di martedi in Arizona e Michigan che potrebbero stravolgere la battaglia per la nomination repubblicana.

I sondaggi mostrano un testa a testa in entrambi gli stati, mentre cresce la popolarità del presidente Barack Obama. Se si votasse oggi avrebbe un vantaggio di piu’ del 10% sui due principali candidati repubblicani. Tocchera’ quindi aspettare martedi’ sera (quando in Italia sara’ l’alba di mercoledi’) per sapere se l’ex frontrunner del Grand Old Party, Romney, sara’ capace di tornare alla vittoria.

In tal caso, vorra’ dire che si sara’ ripreso dalle precedenti batoste in Colorado, Minnesota e Missouri, e che è pronto a rafforzare la sua leadership in vista del Super Martedi’ del 6 marzo, con ben dieci stati al voto. In caso contrario, un’affermazione di Santorum, malvisto dall’establishment rapubblicano per il suo estremismo, porterebbe la destra nel caos. E in molti pensano che il partito mollera’ definitivamente Romney, l’ex frontrunner, per lanciare in campo un nome nuovo.

Quello che appare molto probabile e’ che gli strateghi della destra faranno di tutto per evitare che a battersi contro Barack Obama il prossimo novembre sia Rick Santorum, che ritengono inadeguato e destinato alla sconfitta. Le sue posizioni estreme possono permettergli di attrarre gli elettori conservatori del Tea Party, ma per molti non avrebbe chance reali di conquistare la Casa Bianca. Una preoccupazione confermata dalle ultime uscite di questo avvocato italoamericano ultra-bigotto.

Dopo aver demonizzato la contraccezione e l’interruzione volontaria della gravidanza, Santorum, ex-senatore della Pennsylvania, ha lanciato le sue ultime ‘crociate’ contro l’universita’, definita covo di professori di sinistra, e addirittura attaccando un mito nazionale come John Fitzgerald Kennedy. Sul primo punto, Santorum si e’ scagliato a testa bassa contro ”il professore” Barack Obama, accusandolo di voler incentivare l’accesso dei ragazzi nei college per poterli indottrinare, avvicinarli alla sinistra e ”plasmarli a sua immagine e somiglianza”.

Insomma, secondo Santorum, il piano di agevolazioni economiche stabilite dalla Casa Bianca a favore degli studenti universitari non punta ad aumentare il livello di istruzione dei ragazzi e a migliorare le loro chance di occupazione futura. Piuttosto si tratta di un complotto ordito da Obama per fare loro una sorta di lavaggio del cervello. ”Una volta il presidente Obama – ha detto Santorum a Troy, Michigan, – disse che voleva che tutti in America andassero all’universita’. Che razza di snob. La verita’ e’ che ci sono tantissime brave persone, uomini e donne, che ogni giorno si mettono alla prova e migliorano le loro conoscenze senza essere alunni dei professori di sinistra che hanno come unico scopo indottrinare la gente. Capisco perche’ Obama vuole che tutti vadano all’universita’ – ha aggiunto – perche’ vuole che i ragazzi siano come lui. Io voglio invece creare lavoro, in modo che la gente possa avere dei figli a propria immagine, non secondo quello che vuole Obama”.

Santorum ha quindi duramente contestato un famosissimo discorso del 1960 in cui Jfk ribadiva il principio di separazione tra Chiesa e Stato. ”Quelle frasi mi fanno vomitare. Io non credo in un’America – ha detto alla Abc – in cui la religione non abbia spazio nella vita pubblica. Non e’ possibile pensare che gente di fede stia zitta senza avere un ruolo in politica”. Parole forti ed esorbitanti, rilevano i commentatori, per chi davvero pensa di convincere milioni di americani di avere le carte in regola per diventare presidente.

L’odierna disfida è governata da norme che, anche se perdesse, potrebbero teoricamente consentire a Romney di avvicinarsi alla nomination repubblicana di Tampa. Sul come sia possibile, lo spiega Saul Anuzis, il capo del partito dello stato, sostenitore dell’ex governatore del Massachusetts. Le regole delle primarie in questo stato prevedono che i 30 delegati in palio vengano cosi’ suddivisi: a ogni candidato che conquista ognuno dei 14 distretti elettorali vanno 2 delegati ciascuno. E fanno 28. Solo i rimanenti due vanno al candidato che ha conquistato piu’ voti in tutto lo stato.

Secondo Anuzis, Romney dovrebbe sconfiggere Santorum, seppur con un piccolo scarto, in 10 o 12 distretti, quelli piu’ moderati. Cio’ vorrebbe dire la conquista di almeno 20-24 delegati. Santorum dovrebbe invece fare suoi i distretti rimanenti, i piu’ conservatori, seppur con margini molto piu’ ampi. Per cui potrebbe anche conquistare il numero dei voti totali del Michigan. Ma u simile risultato gli assicurerebbe appena 2 delegati.

Il ragionamento di Anuzis attiene ovviamente ai soli dati numerici. Ma si scontra inesorabilmente con le valutazioni tutte politiche. E’ pressochè unanime il giudizio secondo cui Romney, nello stato in cui e’ nato, dove suo padre e’ stato eletto governatore, venisse battuto da un ex senatore della Pennsylvania, ultra-conservatore ed estremista, le sue prospettive presidenziali verrebbero decisamente ridimensionate, se non distrutte.