Sfrontatezza americana, agli iracheni: “Ci ripagherete”

Pubblicato il 14 Giugno 2011 - 13:05 OLTRE 6 MESI FA
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Dana Rohrabacher

WASHINGTON – “Quando diventerete ricchi, ripagherete l’America”: con uno slogan strampalato in perfetto stile Bush junior il repubblicano Dana Rohrabacher ha fatto infuriare gli iracheni.

In terra ospite, durante un viaggio a Baghdad, il deputato Usa non si è risparmiato in quanto a sfrontatezza nei confronti di un popolo che, dopo la cacciata di Saddam Hussein, stenta a rialzarsi, nonostante i marines Usa e la loro “guerra per la democrazia”, anzi messo a terra per un lungo periodo proprio dagli errori dettati dall’ideologia di Bush e dei suoi.

Contro la sparata di Rohrabacher si è abbattuta la pioggia di commenti carichi di indignazione: “Stupida dichiarazione”, ha detto Human Hmoudi del dipartimento Affari Esteri di Bagdad. “Un’umiliazione”, gli ha fatto eco il giurista Etab al Douri.

Reazioni a caldo a parte, proviamo a rileggere bene la battuta del deputato. “Una volta che sarete più ricchi, ci ripagherete”: sembra proprio l’uscita di uno sciagurato dalla memoria corta che ha dimenticato l’invasione dell’Iraq voluta da Bush e continuata da Obama, una guerra che ha superato i mille milliardi di dollari di spese già nel luglio 2010 e che dovrebbe finire entro il dicembre 2011.

Gli americani sono partiti alla volta dell’Iraq con due operazioni e, con tutta la loro retorica da “salvatori”, le hanno chiamate “Iraqi Freedom” ed “Enduring Freedom”:  due spedizioni di certo costose, ma non le più care visto che il record appartiene ancora ai quattro anni della Seconda Guerra Mondiale quando gli Usa sborsarono più di 4 mila miliardi di dollari.

Adesso, a otto anni dallo striscione con cui il presidente George Bush annunciò “missione compiuta” in Iraq, Barack Obama è pronto a proclamare il ritiro che però sembra slittare sempre di più e che forse non arriverà mai a definirsi compiuto. Per ora dovrebbero restare, oppure arrivare dagli Usa, 50 mila militari di supporto, più settemila mercenari privati ingaggiati dal Pentagono.

Ad aprile nel Congresso già qualcuno aveva fatto le smorfie di fronte all’ennesima grande propaganda di pace di Obama e alla sua promessa: “I 47 mila soldati ancora presenti torneranno a casa”.

Proprio di quella promessa il segretario alla Difesa Robert Gates non è convinto del tutto. “Dipende solo da ciò che gli iracheni vogliono e che cosa siamo in grado di fornire”, ha detto Gates. Dunque gli Usa potrebbero decidere di restare almeno altri due anni o forse di restare in una sorta di partnership permanente.

In tutto questo pantano di dichiarazioni, propaganda e armi, l’Iraq resta ancora paralizzato dalle mosse americane, mentre non ha ancora imparato a gestirsi: stretto fra la voglia di potere dei gruppi più forti dei sunniti, degli sciiti e dei curdi che vogliono essere rappresentati.

(Stella Morgana)