Tra Obama e la stampa Usa è finita la luna di miele

Pubblicato il 28 Aprile 2010 - 19:46 OLTRE 6 MESI FA

Tra Barack Obama e la stampa americana è finita la luna di miele. Sembra passato un secolo da quando, durante la campagna elettorale e nei primi mesi da Presidente, i giornalisti ammiravano senza distinzioni uno dei più telegenici e magnetici inquilini della Casa Bianca. Nel maggio scorso, parlando alla prima tradizionale cena all’associazione dei corrispondenti della Casa Bianca, Obama si lasciò andare a una battuta: “La maggior parte di voi mi ha seguito in questi mesi, ma tutti voi avete votato per me”. E probabilmente aveva ragione.

Ora però, un anno dopo, quel feeling sembra essere radicalmente scomparso. Il prossimo 9 maggio si terrà una nuova cena, la novantacinquesima della storia della Whca, la White House Correspondents Association. E già si prevede per quella sera qualche scintilla polemica. Secondo il sito specializzato Politico.com ormai le relazioni tra il presidente e il pool che lo segue costantemente in patria come in giro per il mondo sono “ostili” come non lo sono mai state da almeno dieci anni a questa parte.

I giornalisti accusano gli uomini dello staff presidenziale di controllare tutto il loro lavoro sino ai minimi dettagli, di arrabbiarsi se qualcosa passa sopra la loro testa e soprattutto di essere tirchi di informazioni, anche le più elementari. E dire che questa amministrazione ha sempre fatto della trasparenza un suo cavallo di battaglia. Ma la realtà, almeno a giudicare da quello che dicono i giornalisti, sembra essere molto diversa.

Si lamentano che i contatti quotidiani con il Presidente sono quasi inesistenti. Dicono che non riescono a parlargli quasi mai e comunque molto meno dei suoi predecessori. Secondo statistiche infallibili, Clinton accettava domande in media quasi ogni giorno lavorativo, George W. Bush ogni due giorni. Obama, invece, finora solo una volta a settimana. Ma secondo Politico.com, a irritare la stampa americana è soprattutto la “ferocia” con cui la Casa Bianca preme sul loro lavoro: una domanda di routine durante una conferenza stampa può provocare una serie interminabile di mail al vetriolo, un articolo non gradito viene spesso seguito da telefonate piene d’insulti, o anche peggio.

Ovviamente l’obbiettivo principale di questi attacchi è il portavoce Robert Gibbs, accusato di essere raggiungibile solo da un ristretto numero di reporter. Un inviato molto importante, in forma anonima, lo attacca così, senza pietà: “Certamente è una strana Casa Bianca quella in cui per un giornalista è più facile parlare con il capo dello staff che con il responsabile dei rapporti con la stampa”.