Usa, Obama. Un presidente con un solo mandato?

di Licinio Germini
Pubblicato il 18 Novembre 2010 - 19:59 OLTRE 6 MESI FA

Lyndon Johnson, si dimise travolto dalla guerra in Vietnam

E’ successo con Lyndon Baynes Johnson nel 1968, il texano di ferro che aveva spedito mezzo milione di uomini in Vietnam inutilmente mentre nelle strade e nelle piazze d’America la gente in corteo urlava esausta da una guerra palesemente persa: ”LBJ, LBJ, how many kids did you kill today”? (LBJ, LBJ, quanti bambini hai ucciso oggi”?

Il leggendario giornalista televisivo della CBS Walter Cronkite, l’uomo in cui gli americani credevano di più, una sera di Evening News che sembrava dovesse rientrare nella normalità, guardò dritto nelle telecamere e sentenziò: ”In Vietnam abbiamo perso. E’ giunta l’ora di dichiarare vittoria e ritirarsi”.

Non molto dopo, Johnson comparve in tv a reti unificate e annunciò ad una nazione attonita che non si sarebbe presentato per un secondo mandato presidenziale. Non lo fece e vinse Richard Nixon. Ma questa è un’altra storia.

Di questo ”one term president”, cioè appunto di un capo della Casa Bianca che lascia e non corre per il secondo mandato, si comincia a parlare a Washington, a volte sottovoce a volte no, riferendosi a Barack Obama, che secondo i suoi critici repubblicani, ma anche secondo certi suoi correligionari democratici, per dirla in parole povere non sa fare il suo mestiere.

E’ di qualche giorno fa la quasi catastrofe in cui i repubblicani hanno travolto i democratici alle cruciali elezioni di medio termine. Questi hanno nientedimeno perso la maggioranza che avevano alla Camera dei Deputati è c’è mancato molto poco pertchè perdessero anche quella al senato.

In Afghanistan peggio di così le cose non potrebbero andare. I talebani resistono e le bare dei soldati americani che tornamo a casa avvolte dalla bandiera a stelle e strice aumentano. Quanto al ritiro che Obama aveva giurato che sarebbe avvenuto nel 2001, è storia passata.

Circa una settimana fa alti esponenti dell’amministrazione (Obama tace) incluso il ministro della difesa Robert Gates hanno detto che l’inizio del ritiro non comincerà prima del 2014, e forse anche dopo. Sembra di giocare a tombola perchè uno degli alti papaveri della Nato, Mark Sedwill, ha a sua volta annunciato giovedi che di ritiro non si parlerà prima del 2016, e forse dopo. Ragazzi, stiamo scherzando? La maggioranza degli amerticani la partenza dall’Afghanistan la vuole adesso.

Fatto strano, il progressista Washington Post, ha pubblicato giorni fa nella pagina degli editoriali, dandogli quindi risalto, un articolo di Douglas Schoen e Patrick Caddell, entrambi ex-collaboratori di notabili democratici, inclusi Bill Clinton e la moglie Hillary, e attualmente commentatori della Fox News, notoriamente di destra.

I due commentatori, non si capisce bene perchè, hanno avuto spazio sul Washington Post per dire che Obama dovrebbe diventare un ”one term president’, ovvero un presidente che dopo il primo mandato quadriennale non intraprende il secondo. Non perchè sconfitto da un repubblicano, ma perchè dimissionario, ovvero ”one term president” come Lyndon Johnson. .

L’economia va malissimo, la disoccupazione è balzata al 9,6 per cento e per rendere le cose ancor più tetre gli economisti non prevedono che il tasso dei senza lavoro tornerà al tradizionale 4-5 per cento prima di 18 anni. Diciotto anni!

I soldi. C’e’ poi la questione dei soldi, ovvero i finanziamenti che in base al sistema americano durante le campagne elettorali i candidati di entrambi i partiti possono ricevere da ”donatori esterni”. Quelli che ne ricevono di più sono tradizionalmente i repubblicani, essendo il loro elettorato e i loro ”donatori” parecchio più ricchi dei democratici.

Quindi i notabili di quel partito, non escluso lo stesso Obama, devono aver fatto più che un salto sulla sedia quando il ricchissimo finanziare progressista George Soros, vero e proprio ”sugar daddy” democratico, in una riunione privata a Washington ha espresso dure critiche nei confronti dell’amministrazione del presidente Barack Obama, e quel che è peggio arrivando a consigliare ai donatori democratici di indirizzare i loro aiuti non al presidente ma ad altri esponenti del partito, a quanto riferisce The Huffington Post.

Secondo varie fonti riportate da The Huffington Post a conoscenza di quanto affermato da Soros, egli ha detto alla riunione che ”è abituato a combattere battaglie perdenti” ma che ”non vuole perdere senza combattere”. E ha aggiunto: ”Abbiamo appena perso le elezioni di medio termine e se questo presidente non sa fare quello di cui abbiamo bisogno, è giunto il momento di guardare altrove”.