Snowden: “Dopo l’11 settembre la stampa Usa ha rinunciato a fare il suo lavoro”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Agosto 2013 - 11:24| Aggiornato il 23 Agosto 2013 OLTRE 6 MESI FA
Edward Snowden

Edward Snowden

NEW YORK, STATI UNITI – ”Dopo l’11 settembre la maggioranza dei giornali americani ha rinunciato a fare il suo lavoro: controllo del potere, sfida e denuncia nei confronti degli eccessi del governo. Credo perche’ temono di sembrare anti-patriottici. Per questo ho scelto di parlare con Glenn Greenwald e Laura”. Cosi’ Edward Snowden, in una intervista a Peter Maass, cronista del New York Times, spiega la ragione per cui ha preferito vuotare il sacco con un cronista del britannico Guardian e una autrice di documentari, invece che con uno dei grandi giornali americani.

L’intervista, pubblicata sul suo blog, e’ stata ottenuta da Maass grazie all’intermediazione di Laura Poitras, a cui Maass ha dedicato un profilo nell’ultimo numero del Nyt Magazine. ”Negli Usa – aggiunge la talpa del Datagate – c’e’ un clima pesante intriso di nazionalismo. Cosi’ i grandi quotidiani hanno paura che il mercato possa punirli se solo fossero percepiti come anti-patriottici”.

”Dal punto di vista commerciale – prosegue – si tratta di una strategia ovvia, ma tutto cio’ finisce per beneficiare le istituzioni, facendo pagare pero’ un caro prezzo al diritto del pubblico di essere informato. Credo che i grandi gruppi editoriali stiano solo ora cominciando a riprendersi da questa brutta stagione. Glenn e Laura, invece, sono tra i pochi giornalisti che hanno continuato a trattare questi temi controversi senza paura in tutti questi anni, malgrado abbiano ricevuto molte critiche”.

Snowden racconta anche tutti i suoi dubbi e come arrivo’ a fidarsi completamente dei suoi due interlocutori, a cui concesse l’intervista che scateno’ uno degli scoop piu’ clamorosi dell’anno: ”Ho scoperto che Laura era piu’ sospettosa di quanto lo fossi io, notoriamente paranoico. Ma la sua esperienza e la sua cura per i dettagli mi hanno messo a mio agio. In fondo eravamo sulla stessa barca”.

Quindi Snowden conferma che ha sempre odiato di essere registrato e di apparire davanti a una telecamera: ”Ma – ammette – non c’era altro da fare. E poi Laura e’ veramente brava”. Ad Hong Kong rivela che, almeno all’inizio, non tutto ando’ bene tra di loro: ”Io ero seccato del fatto che fossero arrivati cosi’ presto, loro di trovarmi piu’ giovane di quanto si aspettassero. Ma dopo che ci siamo trovati chiusi nella mia stanza, ci siamo rassicurati a vicenda seguendo ossessivamente ogni precauzione del caso. Poi sono rimasto impressionato – conclude Snowden – dalla forza resistenza di Glenn: e’ riuscito a lavorare senza dormire per giorni interi. Tutti eravamo convinti che nessuno di noi poteva piu’ tornare indietro. E il risultato finale sarebbe stato deciso dal mondo che stava fuori di quella stanza d’albergo”.